Espandi menu
cerca
Dolls

Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film

Recensioni

L'autore

FilmTv Rivista

FilmTv Rivista

Iscritto dal 9 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 242
  • Post 80
  • Recensioni 6309
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Dolls

di FilmTv Rivista
8 stelle

Per evitare che Chubei commetta un gesto folle per amore, il cortigiano Umegawa decide di fuggire con lei, sfidando la volontà del suo signore. Chubei e Umegawa sono marionette del teatro Bunraku, ma sono anche personaggi di Chikamatsu, “lo Shakespeare giapponese”, grande autore popolare alle cui storie ancora oggi il Bunraku attinge. Takeshi Kitano si riallaccia alla tradizione figurativa e narrativa dello scrittore (che pensava alle marionette prima che agli attori in carne ed ossa) per articolare il suo trittico. In “Dolls” amanti vagabondi legati tra loro da una corda rossa vagano senza meta in una dimensione che lambisce il sogno. Lui aveva lasciato lei per un matrimonio d’interesse, lei è impazzita ancorando il compagno alla sua follia. Ma il filo rosso avvolge anche il ritorno al passato di un boss della yakuza, che dopo trent’anni torna nel luogo dove lasciò la donna amata, ritrovandola. Solo la morte tornerà a spezzare la loro rinnovata intimità. E poi una popstar sfigurata incontra sulla spiaggia un suo fan. Lei non voleva più essere vista da nessuno, così l’uomo, pur di starle vicino, si acceca. Kitano parte da Chikamatsu per sviluppare un tema profondo e universale: l’amore come atto totale, definitivo, estremo. Nei confronti del quale la ragione è una prigione di vetro, facile da mandare in frantumi sotto il peso della follia. Sullo sfondo della tempesta di passione, e senza dimenticare l’egoismo di chi la provoca (per interesse o per ambizione), la morte suggella il ritrovato equilibrio dei sentimenti in quanto evento “puro”. Ancorché straordinario, “Dolls” è un film di grande complessità, e con molti livelli di lettura criptici. Ma ce n’è uno trasparente, sottinteso dal lirismo delle immagini. Questa è l’opera di Beat Takeshi dalla quale traspare in maniera definitiva la sacralità del paesaggio, la crudeltà ontologica della sua bellezza, l’iperrealismo della sua trasfigurazione poetica. Calandosi (noi occidentali) nel fremito poetico di una cultura (quella giapponese) che considera una festività quasi religiosa il momento in cui i ciliegi fioriscono, capiremo meglio perché “Dolls” è un capolavoro.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 45 del 2002

Autore: Mauro Gervasini

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati