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La regola del gioco

Regia di Jean Renoir vedi scheda film

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La recensione su La regola del gioco

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10 Una delle vette assolute della storia del cinema per unanime giudizio della critica internazionale, La regola del gioco resta però ancora poco conosciuto in Italia, come testimoniano i pochi commenti presenti sul sito, che a mio parere non gli rendono giustizia. E' un peccato, perchè qui siamo davvero all'apice non solo della carriera di Renoir, ma per molti versi anche nell'utilizzo delle possibilità espressive del cinema, nella direzione degli attori e nella geniale padronanza di uno stile da cui avrebbero attinto altri grandi registi come Bunuel e Robert Altman.
La trama ruota attorno a un fine-settimana in cui viene organizzata una partita di caccia nella residenza di campagna del marchese Robert de La Chesnaye (Marcel Dalio) e della sua ricca moglie Christine (Nora Gregor). Tra gli invitati alla caccia c'è l'aviatore André Jurieu (Roland Toutain), amante di Christine, che ha appena compiuto l'impresa di attraversare l'Atlantico con un volo spericolato ma è rimasto deluso dal fatto che Christine non sia andata a salutarlo all'aeroporto. Tra i molti personaggi, spiccano anche quello di Octave, interpretato dallo stesso regista, amico dell'aviatore che cerca di intercedere per lui con Christine, Genevieve (Mila Parely), l'amante del marchese con cui quest'ultimo vuole rompere per salvare il suo matrimonio, la cameriera Lisette (Paulette Dubost) che fa commenti acidi sull'egoismo degli uomini ma tradisce spudoratamente il marito, il guardiacaccia Schumacher (Gaston Modot), con chiunque le capiti a tiro, e soprattutto con il bracconiere Marceau (Julien Carette). Durante il lungo weekend in cui si svolge la partita di caccia alla residenza di La Colinière, si formano triangoli amorosi, escono allo scoperto meschine rivalità fra consorti legittimi e amanti occasionali, e si passa impercettibilmente dal rondò sentimentale alla farsa, dalla commedia alla tragedia finale, con un'acuta satira sociale dove le debolezze umane sono osservate con occhio impassibile e senza giudizi troppo scoperti da parte dell'autore. In particolare, il contrasto/opposizione fra il fatuo mondo dell'aristocrazia e il mondo della servitù, dove vengono ridicolizzate le follie dei ricchi, è disegnato in maniera precisa e tagliente, e verrà ripreso molti anni dopo in maniera quasi identica da Altman in Gosford Park. Quando uscì il film fu un fiasco totale, sia di critica che di pubblico, e fu rivalutato soltanto a partire dagli anni '50, anche per merito dei critici dei Cahiers du cinema come Truffaut, grandissimo estimatore di Renoir. Le ragioni del fiasco furono senz'altro legate alla veemenza della denuncia del regista, proprio alla vigilia della guerra, su una società francese dominata da una borghesia corrotta, con regole e privilegi di classe ipocriti e talvolta crudeli, comportamenti moralmente discutibili ed esistenze vuote e monotone dove predominano soltanto le apparenze. Giovandosi di un ampio cast in stato di grazia dove ogni attore è libero di esprimere il meglio del proprio talento (ma i più memorabili restano il perfido Dalio, Carette, la Gregor e lo stesso Renoir), il regista compone un film dalla struttura corale e polifonica, con molte trame parallele, che per l'epoca risultava certamente originale e innovativo. Ma l'originalità la si trova anche nella volontà di sperimentazione sulla messa in scena, con effetti di profondità di campo che anticipano la rivoluzione artistica di Quarto potere di Welles, e che permettono allo spettatore di assumere diverse informazioni sui diversi personaggi e le loro vicende, semplicemente prestando attenzione contemporaneamente a ciò che avviene in primo piano o sullo sfondo dell'inquadratura, con una sofisticatezza di linguaggio che era molto in anticipo sui tempi e che avrebbe influenzato generazioni di cineasti a venire. Se si aggiunge la profondità nella caratterizzazione dei personaggi e l'audacissima e perfetta commistione di toni e registri, si capiranno più agevolmente alcune delle motivazioni per cui questo film è un capolavoro assoluto. Io ho potuto vederlo soltanto in dvd in versione originale e integrale, e invito tutti i cinefili nostrani a fare altrettanto: si tratta di una visione necessaria e imprescindibile.

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