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Signs

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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rocky85

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La recensione su Signs

di rocky85
6 stelle

"Quello che devi chiederti è che tipo di persona sei. Sei di quelli che vedono segni o miracoli o pensi che sia solo il caso a governare il mondo? Insomma, in altri termini: è possibile che le coincidenze non esistano?"

Signs, quarta opera del regista indiano-statunitense M.Night Shyamalan, è all'insegna di questi elementi: la coincidenza, i miracoli, i segni. Elementi che, come in un puzzle, sono inizialmente disseminati lungo il percorso per poi ritornare e ricongiungersi nella parte finale chiarificatrice. La storia è quella di un ex prete vedovo (Gibson), che vive in una fattoria di Philadelphia insieme al fratello minore, ex giocatore di baseball (Phoenix), ed i due figlioletti (Culkin e Breslin). All'improvviso, la loro vita viene sconvolta dall'apparizione di alcuni cerchi nel grano che compaiono misteriosamente nella loro fattoria. Sono il segnale di un avvento prossimo degli extraterrestri? Mentre nel resto del mondo si prega, i quattro si asserragliano in casa cercando di combattere delle entità che non si sa se ostili o meno. Dopo i grandiosi successi di Il sesto senso e di Unbreakable, Shyamalan (regista e sceneggiatore) tenta la carta della fantascienza. Ma lo fa in modo originale, rinunciando quasi del tutto agli effetti speciali per offrirci in realtà un thriller fantascientifico venato di horror intimista e riflessivo. La prima parte è ottima: Shyamalan sa costruire la tensione come pochi, attraverso silenzi e ansie interiori. I segni, i rumori, le musiche al piano di James Newton Howard contribuiscono a creare una atmosfera di paura inquietante e ancestrale. Purtoppo, tutto scade nella seconda parte: dal momento della prima apparizione degli extraterrestri, il film perde quota e sbanda, andando costantemente incontro alle banalità e a situazioni a dir poco incredibili. Il finale tenta la strada della ricongiunzione degli elementi inseriti fino ad allora, come nelle opere precedenti del regista, ma è troppo tardi per essere davvero credibile. E' un peccato, perché Shyamalan ha sicuramente della stoffa, e omaggia dichiaratamente e affettuosamente i classici della fantascienza anni '50, così ingenui nella loro rappresentazione dell'alieno visto quasi sempre come un essere ostile. La presenza dell'acqua come minaccia (o come salvezza) e l'importanza della religione (esasperata un pò fastidiosamente) sono tematiche ricorrenti nel cinema del regista, al quale non si può certo rimproverare mancanza di coerenza. Shyamalan continuerà ad essere discontinuo, alternando ottimi film (The Village su tutti) a banali e orribili scempiaggini (After Earth e L'ultimo dominatore dell'aria).

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