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Minority Report

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Minority Report

di giansnow89
7 stelle

Un buon Spielberg.

Immanuel Kant attribuiva un grande valore all'intenzione con la quale si compie un'azione. Se una persona per esempio non ruba, non già per il fatto che rubare è sbagliato, ma per timore della pena, nella filosofia kantiana quella è comunque un'azione immorale. In Minority Report scompare il fattore della libera scelta: la persona non sceglie di non uccidere per scelta personale, ma perché, in un 2054 distopico, le viene impedito di uccidere da un elaborato sistema, la Precrimine di Washington, che prevede gli omicidi. Ma l'azione, immorale resta: il potenziale assassino viene condannato a una sorta di oblio eterno, un inferno dantesco in terra, fatto di strati di uomini posizionati uno sopra l'altro in opportune colonne. Il sistema è apparentemente perfetto: i Precog, 3 prodigiosi individui dotati di capacità divinatorie, vedono l'assassinio come in un puzzle sconnesso, gli agenti mettono insieme "alla Sherlock Holmes" i vari tasselli e infine intervengono puntualmente, impedendo il compiersi dell'estremo atto. Morale della favola: piaga della criminalità completamente estirpata da Washington, e possibilità concreta di estendere il metodo a tutta la nazione. Ma cosa succede se un bel giorno l'omicida vaticinato dai Precog è il capitano stesso della Precrimine Anderton (Cruise)?

 

Minority Report pone domande, forse in maniera un po' semplicistica, sui concetti di autodeterminazione e libero arbitrio. Anderton inizialmente è la rappresentazione del sistema di giustizia perfetto, che non ammette deroghe dal rapporto causa-effetto: il mondo di Anderton è un fiume ove tutto scorre nella stessa direzione. Scoprirà a sue spese che il sistema ha pericolose falle: le visioni dei Precog non sono sempre univoche e non sono sempre veritiere, esiste la Scelta, esiste la possibilità di svincolarsi dall'alveo della predestinazione imposta dal ferreo meccanismo della Precrimine di Washington. Il film ripropone inoltre la tematica riveduta e corretta di Blade Runner (ma del resto Dick è autore di entrambi i racconti) sul rapporto che dobbiamo avere con le nostre creazioni, con esseri umani creati praticamente in vitro e trattati alla stregua di puri oggetti, utili unicamente a risolvere i casi, e nutriti, accuditi a questo solo scopo. Non sono né morti, né vivi i Precog. E' eticamente corretto strappare una figlia a una madre, condannarla a una non vita, ed è accettabile uccidere la madre che pretende di riavere indietro la propria figlia, se questo significa salvarne molte altre? E' eroismo, è un crimine orrendo, è un sacrificio necessario?

 

Con una trama ricca di azione e colpi di scena, che sconta un finale eccessivamente ottimistico, di certo antitetico con la cupa visione dei racconti di Dick, Spielberg riesce ad ogni modo a confezionare un blockbuster fantascientifico ricco di spunti, sebbente tutti un po' stantii e già ampiamente esaminati.

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