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Alba fatale

Regia di William A. Wellman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alba fatale

di ethan
9 stelle

In un paesino scalcagnato del Nevada, nel 1885, arrivano due cowboy, Gil (Henry Fonda) e Art (Harry Morgan) e, mentre sono in un saloon a bere un drink, dopo che Gil ha fatto una breve scazzottata con un altro cowboy, Jeff (Marc Lawrence), per allusioni riguardo a furti di mandrie di bestiame, arriva la notizia che un allevatore, amico di Jeff, è stato ucciso e derubato di alcuni capi. Si forma subito una Posse formata in gran parte di uomini inferociti, assetati di sangue e vendetta, desiderosi di trovare i colpevoli e impiccarli seduta stante. La squadra si forma e, trovati tre uomini accampati in un bivacco, (Dana Andrews, Anthony Quinn e Francis Ford), senza uno straccio di prove, gli stessi vengono indicati come coloro che hanno compiuto il crimine e il loro destino - nonostante si formino due fazioni, una contraria, in netta minoranza, tra cui Gil e l'amico Art, che però subisce la decisione della maggioranza favorevole - si compierà all'alba, che per loro si rivelerà quindi fatale.

'The Ox-Bow Incident', 'Alba fatale', titolo differente dall'originale ma, una volta tanto, azzeccato, è un pamphlet contro le distorsioni della giustizia e della legge, una delle più grandi appunto la pena di morte e, nel contempo, una spietata e lucida analisi della cattiveria e della crudeltà che possono albergare nell'animo di ciascun uomo, annichilendo ogni capacità di giudizio e raziocinio.

Il film è magistralmente diretto da William A. Wellman, sulla base di una sceneggiatura di ferro di Lamar Trotti, tratta dal romanzo di Walter Van Tilburg Clark, che mette alla berlina un microcosmo di individui che ha perso qualsiasi facoltà intellettiva, soffocata da rabbia e rancore personali, messa in scena con grande eleganza e rigore: l'autore parte con toni da commedia nella scena iniziale, introdotta da una bella panoramica verso sinistra con i due cowboy che entrano in paese e arrivano alla soglia del locale per dissetarsi, cambiando poi bruscamente registro, passando a un dramma claustrofobico ed opprimente che culmina nella brutale sequenza dell'esecuzione capitale, risolta con finezza e pudore, lasciando fuori campo i tre sfortunati e inquadrando invece gli assassini, concludendo con le ombre dei tre corpi che penzolano tristemente e sinistramente, per poi passare alla scena finale, toccante, dove la verità è stata svelata, ormai troppo tardi, e Gil legge la lettera di uno dei tre, Donald, con la mdp che inquadra e si insinua più volte tra i volti degli aguzzini, ora colti dal rimorso - uno di loro, un maggiore dell'Esercito (Frank Conroy) si è suicidato - per le conseguenze della loro volontà di farsi giustizia da sé. Ora Gil, sempre in compagnia del fidato Art, porterà la lettera alla vedova di Donald: i due lasciano il paese e, la macchina da presa, questa volta compie una panoramica verso destra e anche il cane che inizialmente aveva attraversato la strada al loro arrivo da sinistra verso destra, ora la riattraversa in senso inverso, dopo che loro sono passati; un'altra raffinatezza stilistica che chiude specularmente un capolavoro.

Voto: 9.

 

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