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La doppia vita di Veronica

Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film

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La recensione su La doppia vita di Veronica

di cantautoredelnulla
8 stelle

Questo film mi ha affascinato per molti aspetti. Parto dalla regia che in questo film è predominante e onnipresente. E così la fotografia che ha servito il film coi suoi colori virati, pacati e caldi, le luci che ritraggono gli ambienti chiusi e i giorni solari. Poi c'è la musica, sublime, forse l'elemento che mi è piaciuto di più di tutto il film. E poi c'è Irene Jacob, bellissima, bravissima, che sorregge tutto il film trasmettendo brillantemente la dualità ipotizzata. Il confronto del film, per la trama, mi viene da farlo con Sliding Doors: come sarebbe una vita identica se si facesse una scelta diversa? E a ogni bivio quanti noi lasciamo e quale troviamo? Domande affascinanti che si affacciano sicuramente, nella vita dell'uomo, più di una volta, ma che possono essere presentati, in un film, con tecniche e risultati diversi. Il cinema di Kieslowski ricerca uno stile autoriale consapevole, direi anche poetico. L'immagine, per esempio, della pallina matta che mostra il mondo al contrario, l'altra faccia del mondo verrebbe da pensare o la vita vista da questa prospettiva. O l'albero finale, che tanto non si spiega, ma che viene mostrato intero dopo che si è visto il padre di lei che sta modellando e lavorando dal rumore direi proprio un legno. E l'albero, si sa, è il simbolo pagano della vita. E i luoghi che parlano attraverso i suoni. Il marionettista che invita a un incontro Veronique con una musicassetta che vede incisi solo dei rumori e che la costringono a studiarli a memoria per poi riconoscere quel luogo, quel posto dove la vita l'attende. Un modo molto ricercato di presentarci la storia, senza dubbio. E quel legame anche con la divina commedia di Dante al quale probabilmente il film un po' strizza l'occhio. Infatti leggendo l'opinione di Mauro Lanari su questo film e vedendo quante interpretazioni possono essere date alla storia, mi è venuto in mente che questo film, proprio come la Divina Commedia e le Sacre scritture, può essere sottoposto a una lettura a livello morale, letterale (o forse sarebbe più corretto dire cinematografico), allegorico e anagogico. Praticamente Kieslowski come Dante (e direi che detta così forse è anche troppo!)

Sulla colonna sonora

Una musica celestiale, che richiama la musica sacra, con una voce cristallina e brillante, spinta verso il cielo da cui piove e dal quale proviene la gioia della musica, del canto, dello stile e la libera esecuzione, l'interpretazione che insegue le onde sonore e il canto della vita. Mi ha trasmesso le emozioni più forti e mi ha conquistato a ogni ascolto sempre più.

Su Krzysztof Kieslowski

La mano di Kieslowski è la mano di un regista che conosce molto bene non solo le regole della fotografia, ma soprattutto il significato da accostargli. L'utilizzo di focali molto piccole in inquadrature ravvicinate, che deforma a tutti gli effetti le persone viene usato per prepararci ai malori di Weronika, un'anticipazione di quello che sta per avvenire. Così le riprese storte che vogliono farci vedere il mondo dal punto di vista della protagonista (l'uomo che arriva verso la panchina e che rimane nell'angolo destro dell'inquadratura) o la caduta fatale di Weronika architettata molto bene dal punto di vista stilistico, anche se ho trovato bizzarro che la camera non abbia sfuocato fino al nero, ma si sia fermata perfettamente a fuoco sul pavimento.

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