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La doppia vita di Veronica

Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film

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La recensione su La doppia vita di Veronica

di Peppe Comune
8 stelle

Weronika (Irene Jacob) abita a Cracovia e Veronique (Irene Jacob) a Clermont Ferrand. Le due ragazze hanno in comune una gran bella voce, la passione per il canto e un problema congenito al cuore. Quando Weronika muore colpita da un'infaro durante un concerto, nella lontana Francia Veronique sente che qualcosa in lei è cambiato e che un'insieme di segni la riconducono a un non ben precisato luogo dello spirito.

Affiancato dall'amico sceneggiatore Krzystof Piesiewicz, Krzystof Kieslowski specula sugl'imprescrutabili percorsi del caso a affida a una superlativa Irene Jacob (premiata a Cannes come migliore attrice) il doppio ruolo di due ragazze le cui vite rappresentano le faccie di una stessa medaglia, due esistenze che si intrecciano a distanza senza incontrarsi mai. E' un tema molto caro a Kieslowski quello della possibilità insita in ogni vita di prendere percorsi diversi da quelli che sembrano tracciati una volta per sempre. E' Alexander, il burattinaio di cui si innamora Veronique, il centro nevralgico de "La doppia vita di Veronica", l'elemento capace di mettere un pò di ordine in quel groviglio di segni che cominciano a comparire senza soluzione di continuità nella vita di Veronique, di dare un senso a quell'intima specularità delle vite delle due ragazze che è il frutto di un disegno affatto chiaro per i comuni mortali, un disegno che solo le bizzarrie del caso può mettere in crisi. Come quando le due ragazze scoprono l'una l'esistenza dell'altra: Weronika scorgendo su un pulman una ragazza che scatta fotografie che gli somiglia come una goccia d'acqua e Veronique sviluppando appunto le foto di quel viaggio a Cracovia. Per un attimo soltanto le loro vite hanno condiviso il medesimo spazio ma è in tempi diversi che l'una si è accorta dell'esistenza dell'altra. Kieslowski non ci presenta due vite che scorrono parallele ma una sola vita vissuta in modo diverso da due persone legate da un un'intimo rapporto sensoriale. Dopo la prima mezz'ora Weronika esce di scena per far posto a Veronique, e come il burattinaio costruisce due bambole speculari perchè la seconda possa all'occorrenza sostituire  la prima, così l'autore polacco costruisce un percorso lineare in cui l'entrata in scena di Veronique non rappresenta la fedele riproduzione in'altra dimensione spazio temporale della vita di Weronika, ma solo uno dei possibili sviluppi che un unico percorso esistenziale può intraprendere. Kieslowski si trasforma in un demiurgo che sdoppia di continuo l'oggetto della sua indagine, come due specchi che si riflettono. O come un bambino che gioca a muovere i fili dei suoi pupazzi, si diverte a cospargere di casualità i movimenti delle dita. In ogni caso ne ricava un risultato complesso e affascinante insieme.

 

 

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