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Quattro mosche di velluto grigio

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Quattro mosche di velluto grigio

di maghella
7 stelle

Dopo il successo del primo film Dario Argento si era ripromesso di non farne un secondo. Troppo stress per il primo lavoro, l'ansia da prestazione per il secondo sarebbe stato insopportabile. Invece dopo solo un anno da "L'uccello dalle piume di cristallo" esce con "4 mosche di velluto grigio" quasi in contemporanea con il suo secondo film "Il gatto a nove code" (entrambi del 1971). Ancora un giallo, ancora un maniaco che questa volta pare avercela solo con il protagonista.

Roberto  Tobias è  un musicista sposato con Nina, una giovane e ricca donna. I due stanno passando un periodo di crisi. Nina accusa Roberto di non prestarle attenzioni e di essere troppo preso dal suo lavoro.  Roberto  è invece stressato  perché  convinto di aver ucciso un uomo a lui completamente  sconosciuto. Qualcuno lo ha visto e lo ricatta. Intanto cominciano strani omicidi, molto violenti e tutti di persone vicino a Roberto e alla sua famiglia.

Forse proprio per l'ansia da prestazione, Dario Argento per questo suo terzo  film attinge a piene mani a tutte le sue conoscenze cinematografiche, non risparmiando citazioni a titoli famosissimi. Come non pensare a "Delitto perfetto" di Hitchock nella scena della telefonata della governante con l'assassino? (Che a mio parere rimane una delle più belle della sua carriera) la carrellata dei fili telefonici cita sicuramente quella più  famosa del regista inglese in cui Ray Milannd telefona a Grace Kelly per procurarsi un alibi durante l'omicidio.

Dario Argento non ha mai nascosto la sua ammirazione per Michelangelo Antonioni, ed è  proprio a lui che si ispira per il finale di grande impatto visivo, prendendo spunto dalla famosa sequenza al rallenti dell 'esplosione in "Zabriskie point" visto solo qualche anno prima.

Per il protagonista Argento sceglie un attore poco conosciuto (doveva ancora "smaltire" la brutta esperienza lavorativa avuta con Toni Musante),  che in seguito non ha combinato più niente di importante, Michael Brandon. Con questo giovane ragazzo, a parte un inizio burrascoso dovuto ad un malinteso sul colore degli occhi (Argento era sicuro che nelle foto che aveva visto erano verdi, invece sono nocciola cangiante), il regista romano trova subito un'ottima intesa. Argento si preoccupa di fargli fare delle lezioni per imparare a suonare la batteria, fanno lunghe chiacchierate sul personaggio, hanno gli stessi gusti musicali e cinematografici e in qualche modo si assomigliano anche fisicamente, anche se Brandon è decisamente più carino. Una "strana" assomiglianza vi è  anche tra Mimsy Farmen (anche lei combinera' poco altro nella sua carriera) e l'allora moglie di Dario Argento Marisa Casale. Il regista romano afferma che queste assomiglianze tra lui, la moglie e i protagonisti non è  stata voluta ma casuale. Fatto sta che il film parla soprattutto di una crisi matrimoniale e di un tradimento. I coniugi Argento si separarono dopo le riprese del film. Questa strana miscela tra finzione e realtà,  tra angosce vere e traumi psicologici immaginati, rendono il film pregno di una continua tensione. Nonostante non manchino scene comiche al limite del grottesco, grazie alla presenza di Bud Spencer e Oreste Lionello che hanno due ruoli marginali ma molto  divertenti,  si respira sempre un 'atmosfera pesante e di continua allerta. Ben costruito e molto divertente anche la figura del detective privato omosessuale interpretato da Jean-Pierre Marielle. La suspense  non cala mai e Argento si mostra già molto sicuro nel costruire le scene degli omicidi, facendo leva sui particolari inquietanti e apparentemente insignificanti.

E' difficile fare un  film subito dopo che il primo ha avuto un successo clamoroso anche a livello internazionale. Argento quasi si ammala per farlo, dimagrisce molto e deperisce a vista d'occhio. Iniziano i suoi problemi di anoressia  che in futuro lo porteranno anche ad un ricovero. In cuor suo pensa che questo sarà davvero il suo ultimo film, che dopo magari si dedicherà alla musica. Non sarà così.

Argento con questa terza opera dimostra decisamente  che il suo primo successo non è  stato casuale. Inizia con lui un nuovo "filone cinematografico" che avrà un respiro internazionale, influenzando giovani registi americani quali John Carpenter e George Romero .

 

 

 

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