Regia di Francesca Comencini vedi scheda film
Un ragazzo con un estintore in mano. Una pistola che si sporge da una camionetta dei Carabinieri. Fuoco!
La tesi del film - documentario della Comencini, come è chiaro fin dal titolo, è che Carlo Giuliani non era né un pericoloso facinoroso né un angioletto, ma semplicemente un ragazzo normalissimo che si è trovato per caso nel posto sbagliato in un giorno prevedibilmente difficile ed ha reagito all'ingiustizia di un attacco subito dal corteo pacifico cui partecipava. Chi non ha capito questo ha criticato il film partendo da preconcette posizioni politiche inconciliabili e spesso intolleranti, ed ha fatto degli inutili sproloqui, ottenendo l'unico risultato di offendere, talvolta al di là delle stesse intenzioni, un ragazzo morto a ventitre anni. E chi ha preconcettualmente criticato il film della Comencini, che di difetti ne ha eccome, non si è abbastanza soffermato sulle frasi pronunciate dai familiari e dagli amici di Carlo Giuliani, a cominciare da quelle dei genitori e della sorella, così come da quelle dell'avvocato Pisapia: che non sono parole di odio per chi sparò a Carlo. Tutte queste voci chiedono soltanto di sapere la verità e il fatto che questa verità venga nascosta sotto i pretesti più idioti (il proiettile del carabiniere deviato da un calcinaccio, ma andiamo...) può dare adito a chissà quali sospetti.
Per il resto, va detto che l'impressione che si trae dal film è effettivamente quella di un ragazzo che sia capitato lì per caso, essendo uscito di casa ancora indeciso se andare al mare o alla manifestazione. Ma, si dirà, il racconto di quel tragico 20 luglio 2001 si basa tutto sulle parole della mamma di Carlo, ed ovviamente non si può chiedere ad una madre di essere obiettiva quando parla del figlio, specialmente se questo è morto a ventitre anni. Chi può impedire ad una madre di pensare e di dire che il suo figlio era un ragazzo meraviglioso? Vi è sicuramente qualche romanticismo di troppo, come quando la signora Haidi paragona i ragazzi foderati di gommapiuma a dei cavalieri medievali, ma l'impressione che si trae di quelle tragiche giornate genovesi è che le forze di polizia (intesa genericamente) esagerarono con la repressione nei confronti di chi partecipava alle manifestazioni pacifiche, lasciando invece mano libera, inspiegabilmente, ai black bloc che stavano mettendo Genova a ferro e fuoco. L'impressione è, oltre tutto, rafforzata da quanto accadde alla scuola Diaz o nella caserma di Bolzaneto.
Non so quanto lo possa definire film.
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