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Il pianista

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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cantautoredelnulla

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La recensione su Il pianista

di cantautoredelnulla
8 stelle

La musica ci introduce e la musica ci congeda e sopravvive in questo scorcio sull'Olocausto e sulla sopravvivenza estrema in una Varsavia rasa al suolo fisicamente e moralmente dal nazismo e dai bombardamenti. Sono note toccanti, ma anche note di coraggio quelle iniziali, che continuano come possono tra i bombardamenti. Sono note tristi, distrutte, ma vittoriose, quelle che ci radono al suolo col loro ultimo saluto. Ci sono due occhi su un volto scarno, due occhi infossati e spaventati che mutano in occhi spenti che sorridono. Non c'è pace, non c'è gioia, solo una sconsolata tristezza infinita e un'impotenza irritante. Le case bianche distrutte dai lanciafiamme, le ossa umane che ardono coi corpi cremati e si spargono su un cielo plumbeo e freddo, la roulette russa del lavoro di ogni giorno, della casa in cui ci si trova, perchè si deve essere disposti anche al suicidio per non tradire. Essere pronti a correre e a catapultarsi da una finestra se si sentono i passi delle SS lungo le scale. C'è tensione e paura, sgomento e un filo sospeso, quello del fiato, quello della vita. Questo è per me "Il pianista", il buio irrorato dalla luce di un malinconico notturno di Chopin, di una Sonata al chiaro di luna di Beethoven mai stata così triste e malinconica, afflitta e sconsolata, senza romanticismi. C'è un uomo che all'inizio porta una giacca e una cravatta, alla fine non è quasi più un uomo, con una barba incolta e sporca, i capelli lunghi e rappresi in gruppi di sudiciume di un vagabondo che sopravvive con le sole forze che gli restano. E la speranza è la sola cosa che ci resta. Ascoltavo quel pianoforte suonare, l'unico momento di sollievo, breve, fuggevole e davanti ai miei occhi rivedevo i drammi che già conosciamo in mille altri film, ma rivedevo anche le pagine dei libri che non scorderemo mai: Bruno Piazza, Vincenzo Pappalettera, Primo Levi, Anna Frank che trova la serenità di un momento nel minuetto dell'Eine Kleine Nachtmusik di Mozart mentre è costretta a nascondersi in una casa. Ecco il condotto che attraversa tutti in una tragedia umana che è necessario fare conoscere sotto tutti gli aspetti, è necessario spiegare com'era in un campo di concentramento, com'era in Italia, com'era in Europa, com'era in Polonia. Far sapere che a volte c'era la bontà, più spesso la rudezza, la freddezza, quella di una morte che si è impossessata dell'uomo prima che del suo stesso respiro. E così solo il concerto finale, le curate pulite dita affusolate, fuggevoli, sciolte, finalmente libere può chiudere questa storia, la storia di un uomo, di un'artista, di tutta una vita, senza lasciarci la pace ritrovata, perchè in quella pace ci sono gli occhi di un uomo che hanno perso per sempre il sorriso.

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