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Arca russa

Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film

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La recensione su Arca russa

di NOODLES98
8 stelle

"Come se fosse un solo respiro", come se non ci fosse né un presente né un passato, perché solo il futuro si può conoscere, mentre ciò che è accaduto (come dice il francese a metà film) rimane un mistero. Settecento, Ottocento, Novecento. La Storia, l'Europa, il Cinema. Un fiume ininterrotto (come quello che circonda l'arca dell'arte e della salvezza, degli zar e dei principi) di quadri, emozioni, storie e Storia. Un regista invisibile che deforma continuamente l'immagine in un effetto Vertigo straniante, guidato da un Virgilio diplomatico e francese, in una corsa nel tempo (non contro) e attraverso di esso, ripresa con un piano sequenza, tecnica cinematografica nella quale il tempo della narrazione corrisponde a quello dell'inquadratura, in un ossimoro virtuosistico e funzionale. 
Una guerra è l'assenza di tele dipinte e profumate d'olio all'interno di cornici, che interrompe il dialogo tra uomo e arte e l'esistenza dell'arte stessa, mentre un incontro tra due uomini, due culture e due tempi diversi è scontro, contaminazione e infine completamento. Sokurov ci guida in un flusso apparentemente infinito di immagini, situazioni, episodi grotteschi, discorsi filosofici (un milione di vite per la salvaguardia di una città è un prezzo troppo alto da pagare), opere d'arte (che riprende sempre con rispettosa ammirazione), personaggi veri e inventati, moderno e vecchio che si incontrano e si fondono, di realtà e finzione, di mise en scène. Coraggio e ambizione trasparono da ogni inquadratura di questa pellicola (che pellicola, in realtà, non è, a dimostrazione che anche il digitale può fare grandi cose, mezzo sperimentale e originale come in INLAND EMPIRE di Lynch) unica, a tratti difficile da seguire e ostica nella fruizione, ma sempre affascinante, ipnotizzante e anche inquietante. Poi arriva il momento di tornare al presente, di abbandonare una nostalgica Europa, di sorpassare migliaia di persone di oggi e di ieri, che abbandonano la finzione dei set e tornano all'Hermitage di San Pietroburgo, con il dubbio che tutto sia stato un sogno, il lasso di tempo tra un respiro e l'altro, una recita vista attraverso l'obbiettivo di un invisibile regista contemporaneo e quindi falsa per definizione, la paura che la Storia sia soltanto un inestricabile mistero e che vaghi senza un motivo nelle acque della Neva, come l'arca dell'arte e della cinematografia.

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