Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
"Come se fosse un solo respiro", come se non ci fosse né un presente né un passato, perché solo il futuro si può conoscere, mentre ciò che è accaduto (come dice il francese a metà film) rimane un mistero. Settecento, Ottocento, Novecento. La Storia, l'Europa, il Cinema. Un fiume ininterrotto (come quello che circonda l'arca dell'arte e della salvezza, degli zar e dei principi) di quadri, emozioni, storie e Storia. Un regista invisibile che deforma continuamente l'immagine in un effetto Vertigo straniante, guidato da un Virgilio diplomatico e francese, in una corsa nel tempo (non contro) e attraverso di esso, ripresa con un piano sequenza, tecnica cinematografica nella quale il tempo della narrazione corrisponde a quello dell'inquadratura, in un ossimoro virtuosistico e funzionale.
Una guerra è l'assenza di tele dipinte e profumate d'olio all'interno di cornici, che interrompe il dialogo tra uomo e arte e l'esistenza dell'arte stessa, mentre un incontro tra due uomini, due culture e due tempi diversi è scontro, contaminazione e infine completamento. Sokurov ci guida in un flusso apparentemente infinito di immagini, situazioni, episodi grotteschi, discorsi filosofici (un milione di vite per la salvaguardia di una città è un prezzo troppo alto da pagare), opere d'arte (che riprende sempre con rispettosa ammirazione), personaggi veri e inventati, moderno e vecchio che si incontrano e si fondono, di realtà e finzione, di mise en scène. Coraggio e ambizione trasparono da ogni inquadratura di questa pellicola (che pellicola, in realtà, non è, a dimostrazione che anche il digitale può fare grandi cose, mezzo sperimentale e originale come in INLAND EMPIRE di Lynch) unica, a tratti difficile da seguire e ostica nella fruizione, ma sempre affascinante, ipnotizzante e anche inquietante. Poi arriva il momento di tornare al presente, di abbandonare una nostalgica Europa, di sorpassare migliaia di persone di oggi e di ieri, che abbandonano la finzione dei set e tornano all'Hermitage di San Pietroburgo, con il dubbio che tutto sia stato un sogno, il lasso di tempo tra un respiro e l'altro, una recita vista attraverso l'obbiettivo di un invisibile regista contemporaneo e quindi falsa per definizione, la paura che la Storia sia soltanto un inestricabile mistero e che vaghi senza un motivo nelle acque della Neva, come l'arca dell'arte e della cinematografia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta