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Arca russa

Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film

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La recensione su Arca russa

di Axeroth
10 stelle

L'Uomo: oggetto e soggetto della (sua) Storia |
- [buio] "Apro gli occhi e non vedo niente... niente finestre, niente porte.. Ricordo che è accaduta una disgrazia.. Tutti fuggivano per mettersi in salvo, ognuno come poteva.. quanto a me, non ricordo... [prima sequenza d'immagini] Che strano, dove sono? dagli abiti sembrerebbe il 1800. Interessante! dove vanno così di fretta? / "Entriamo, fuori fa freddo! Speriamo che ci faccino entrare e che non ci caccino!" [entra una moltitudine di persone, e c'è confusione]/ Interessante! Tutto questo si recita per me o io devo interpetare un ruolo? Che genere di spettacolo sarà? Spero che non sia una tragedia!  [..] Quell'uomo in nero! Anche lui vaga per i corridoi. Mi ha fatto un cenno di saluto.." [..]- 

Così comincia l'incontro tra i due protagonisti che compongono simbolicamente IL protagonista dell'opera, e così parte il viaggio verso l'ignoto... in quanto non si conosce la durata della storia dell'Uomo. 

Noi siamo ciò che appartiene alla Storia sia fisicamente come oggetto del suo corso, sia come soggetti che la compongono con le proprie azioni e che la vivono con le proprie sensazioni. Nonostante il susseguirsi delle stagioni, delle epoche, dei secoli e dei tempi della quotidianità, l'uomo è costantemente presente e  con il cuore, come l'arte, è al centro dell'universo: imperscrutabile, indistruttibile, eterno, immortale, inestinguibile. Sokurov si sdoppia, usa se stesso come narratore esterno, mentale, razionalista e davanti a sè, davanti ai suoi - e nostri - occhi, alla sua - e nostra - coscienza, è un'altro individuo (la seconda parte del suo essere) come visitatore, vivente, osservatore e protagonista del tempo e della vita. Si sente alienato, spaesato, ma allo stesso tempo sente, percepisce di vivere qualcosa che ha già vissuto, come secontemporaneamente fosse parte sia del presente che del passato. E' un osservatore conscio e inconscio. Usa la parte razionale come soggetto interlocutore della cronologia e del percorso del tempo, ed usa l'oggetto come mezzo conduttore delle sensazioni e delle emozioni che la vita e la storia emanano, seguendo minuziosamente ogni fattore cenestesico del cervello: l'odore dell'olio su tela (olfatto), il suono del pianoforte e dei violini, pernacchie, rumori, sberleffi, onomatopee (udito), lo spessore e il materiale delle lande architettoniche tutt'intorno alla sua persona - nel cosmo - nell'Hermitage; la danza e la presenza di uomini e donne di ogni epoca e costume (vista) e infine il gusto, solo desiderato, osservando le posate e l'argenteria di lusso apparecchiata alla tavolata imperiale. Il freddo imperversa in ogni stanza e corridoio come un  calco criogenico della Russia nel Tempo. L'oggetto legge ciò che vive e lo lancia virtualmente,sottoforma di messaggio subliminale al soggetto che ripete, interpreta, discute, sente e memorizza, rimanendo distaccato come un forestiero della vita pirandelliano. Il tempo che vive il soggetto è un tempo lineare, in quanto il tempo stesso della coscienza e dell'anima sono tali.  

- "Marmo. Bianco, bianco. Pietra. Fa freddo." > La prima volta che venne qui... c'era stato da poco l'incendio. Era una devastazione<  "Si. Io sono stato qui ma è come se non ci fossi stato. Che sfarzo!" - 

Sensazioni di una vita vissuta qui e ora, come se fosse la continuazione di una vita pssata. L'oggetto e il soggetto quando conversano, come se fossero l'Io della mente e l'Io interiore, mettono luce sulle bellezze e allo stesso tempo atrocità della società umana.
L'Arca Russa non è solo il luogo dove tutto accade, è il contenitore che trasporta tutto verso l'eternità, erappresenta un' epopea a rapido-lungo-breve viaggio, attraverso le sensazioni della ineluttabilità dell'Essere nell'integerrimo cosmo dell'arte millenaria, simbolo dell'elevazione metafisica dell'Uomo al contatto con la divinità che c'è in Lui e nel Firmamento. 

Opera di notevole nonmontaggio, formato da una lunga e unica sequenza di immagini che lascia senza fiato nonostante i larghi spazi. Di originale e sacro intreccio cinematoigrafico: 'C'inema così non si contemplava dal tempo di Tarkovskij. Sokurov indubbio erede del maestro moscovita trasporta lo spettatore nel suo Kino vertoviano, raccontando l'essenziale e l'essenza degli ultimi 300 anni di storia sovietica.

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