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Signore & signori

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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La recensione su Signore & signori

di luisasalvi
6 stelle

Una Dolce vita ambientata in una cittadina veneta (Treviso, non dichiarata), più plebea e ipocrita di quella romana descritta da Fellini, e resa in modo più facile e farsesco. Un film decoroso, ma non certo il capolavoro osannato da molti, né fra i migliori film di Germi. Le scene collettive sono ripetitive e spente, almeno al confronto di quelle de La dolce vita o anche de I vitelloni, altro film cui è stato erroneamente paragonato: qui i protagonisti sono ricchi e potenti, mentre i vitelloni sono giovani sfaccendati; non ci sono indagini psicologiche, sono tutte semplici macchiette buone per battutine da film a episodi (come sembra dovesse essere nel progetto iniziale); ingenuamente scoperto l’impegno sociale o politico contro la borghesia benestante, in quanto le uniche figure proposte come positive sono il ragionier Osvaldo (Moschin), ammesso alla congrega dei ricchi in quanto sposato con una arpia di buona famiglia (cugina di Ippolita, imparentata con alti prelati), e la cassiera Milena (Lisi) con cui decide di vivere lasciando la moglie; non altrettanto positivi sono il ricco e avido contadino Cristofoletto e la sua figlia minorenne “sedotta” a turno dai vari membri di quella “buona” società. Gli episodi: un dongiovanni (Lionello) confida all’amico medico di essere diventato impotente per ottenerne la fiducia e fargli le corna; quando il medico lo scopre si preoccupa solo di evitare lo scandalo… come tutti, poiché tutti si cornificano in segreto che tutti conoscono ma fingono di non sapere, come in ogni buona società di ogni benestante cittadina di provincia; solo il ragioniere, di diversa estrazione, vuole rompere l’ipocrisia e unirsi esplicitamente all’amata, ma tutti collaborano ad impedirlo, dalla moglie al capufficio, dal parroco al comandante dei carabinieri: lei verrà convinta ad allontanarsi per il bene dell’amato e lui, dopo un fallito suicidio, dovrà rientrare nei ranghi, mettendosi tappi alle orecchie per non ascoltare…

Lo scandalo della minorenne sedotta sembra esplodere, poiché nessuno, neppure i più alti prelati e qualche papavero romano, riesce a fermare il magistrato cui è affidato il caso; ci penserà la potente Ippolita, moglie del dongiovanni, uno degli incriminati, a risolvere la questione con una colletta in cui ogni imputato, e lei per prima per il marito, mette una forte somma di denaro per convincere la figlia sedotta e il padre indignato a ritirare la denuncia, lasciandoli poi nelle peste sotto l’accusa di calunnia; ma intanto il contadino oltre al denaro (molto meno di quanto messo a disposizione dal gruppo) ottiene un contributo in natura da Ippolita che così mercanteggia il compenso in denaro, guadagnando molto più di quanto abbia guadagnato la minorenne da tutto il gruppo…

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