Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
“Vertigo” è stato tratto dal romanzo “D’entre les morts”, di Pierre Boileau, a sua volta derivato da alcuni racconti di Edgar Allan Poe (il tema del doppio e l’ossessione di rivivere lo stesso amore in due donne diverse). Ma mentre nel libro il mistero resta insoluto fino alla fine, Hitchcock decide di rivelare già al 94° minuto l’identità della seconda donna. In questo modo il regista rinuncia al fascino dell’enigma guadagnando in psicologia: il sincero desiderio d’amore della ragazza si scontra con la follia del suo uomo, ossia lo struggimento di rivivere il passato che è tipico dell’amore-ossessione.
Fa da collante una carica emotiva di straordinaria efficacia, composta dal fascino di ogni singolo momento e da una scenografia minuziosamente studiata per creare l’effetto della vertigine: le gru del cantiere navale, il ponte sospeso, la casa di Midge che domina il panorama di S.Francisco, le strade a saliscendi della città, le illusioni ottiche come i vortici rotanti e la zoomata in avanti con carrellata all’indietro sulla tromba della scale, le sequoie giganti, l’abisso alienante del tempo che passa.
Le lunghe attese piene di mistero sono commentate da una musica intensa, opera di Bernard Herrmann, che rubò a piene mani da Gustav Holst e il suo brano “Saturno”, e che l’anno seguente copierà se stesso in “Viaggio al centro della Terra”. Proprio la combinazione data dalla musica e dalla cornice surreale di una trama in se scarna costituisce gran parte del valore di questo capolavoro.
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