Espandi menu
cerca
La donna che visse due volte

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

Recensioni

L'autore

PompiereFI

PompiereFI

Iscritto dal 24 luglio 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 60
  • Post -
  • Recensioni 376
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La donna che visse due volte

di PompiereFI
8 stelle

I tetti di San Francisco sono infidi, scivolosi e… lontani da terra. Se ne rende ben presto conto il poliziotto John “Scottie” Ferguson (James Stewart) che rimane appeso a un cornicione durante un inseguimento. Lo shock dovuto alla vertigine sarà così grande da fargli prendere la decisione di abbandonare il servizio e di andare in pensione, forte del suo agio economico da scapolo inveterato.

Gavin, un vecchio amico, gli chiede una cortesia: seguire sua moglie Madeleine (Kim Novak) perché teme che qualcuno possa farle del male. Dice che la donna è molto debole, gira chissà dove, forse in preda a uno stato di profonda depressione.

John, dunque, sorveglia la bionda Madeleine, la quale fa visita alla tomba di una certa Carlotta Valdes, nata il 3 Dicembre del 1831 e morta 26 anni dopo. Successivamente la ritrova al “California Palace of the Legion of Honor”, mentre fissa un quadro di una donna di metà Ottocento che tiene in mano un mazzo di fiori uguale a quello che ella stessa, poco prima, ha acquistato. Anche la pettinatura delle due donne è la medesima. John scopre, così, che Madeleine è vittima incosciente di un transfert di identità. Sembra, infatti, essere posseduta dallo spirito di un’antenata (Carlotta Valdes, appunto), costretta a separarsi dalla figlia e per questo suicida a 26 anni. La stessa età della bella Madeleine… 

La musica di Bernard Herrman contribuì in modo decisivo all’impatto emotivo della pellicola. Basti pensare alla splendido componimento a spirale e, allo stesso tempo, intensamente romantico (la colonna sonora, una delle più struggenti e suggestive mai ascoltate, spiega in gran parte il fascino che “Vertigo” ha ancora oggi).

C’è un invidiabile incontro nei titoli di testa tra le musiche di Herrman e i disegni di Saul Bass, il quale, durante gli anni ’50, rivoluzionò la grafica degli “attacchi” nei film. Bass fu capace di sintetizzare l’intera pellicola, usando una sola immagine in pochi minuti di “vortici” colorati e sovrapposti i quali conducono immediatamente al senso di perdita dell’equilibrio.

Il fotografo Robert Burks rispettò lo schema di colori rossi e verdi (l’abito da sera verde, indossato dalla Novak durante la serata al ristorante e in contrasto con il rosso della parete, è tanto bello da togliere il fiato) richiesto dal regista, e si servì di filtri che rimandavano alla sensazione di nebbia per creare un’atmosfera onirica. 

Un contesto mitigato dai duetti con la pittrice e disegnatrice di moda Midge, l’amica di John, i quali sono molto divertenti e spontanei; rappresentano quel lato ironico irrinunciabile nelle opere di Hitchcock. Perché, se da una parte il Maestro apre una voragine verso la morte, il subconscio e l’inganno, dall’altra ha bisogno di rafforzare la sua personalità, stemperando la tensione dell’intreccio con battute sottili e ingegnose

John non si accorge nemmeno della presenza dell’amica. Dopo la tragica esperienza alla quale si è trovato a partecipare (Madeleine si suiciderà nonostante la sua salvaguardia), è catatonico, immobile e sospeso tra i suoi sensi di colpa e il rammarico di aver osato amare una donna già sposata. Nemmeno la musica di Mozart sembra in grado di poter alleviare il dolore che prova.

E qui, Hitchcock, attraverso una semplice panoramica sullo splendido paesaggio assolato ed edificante offerto dalla città di San Francisco, fa un salto in avanti narrativo di straordinaria sintesi e ci proietta verso quella che sarà l’ulteriore discesa verso il vortice paranoico che attende il nostro John.

Egli, infatti, riconosce l’auto della “sua” Madeleine. E poi di nuovo lei che gli compare, mentre cammina per la città. Non è più bionda, “stavolta” ha i capelli castani. Ma sarà davvero la sua amata o solo il frutto di un’alienazione mentale? Potrà bastare un tailleur grigio a poterla ricreare in qualche modo?


Il film è caratterizzato da un turbinio di ossessioni intime e quasi inquietanti. Alfred Hitchcock era un sostenitore del cosiddetto “cinema puro”, caratterizzato da immagini senza parole. “La donna che visse due volte” è la storia di un uomo che, per la prima volta, s’innamora profondamente di una figura femminile con la quale non ha quasi mai parlato e, ciononostante, si abbandona alla più intensa delle sue angosce e fobie amorose. Il formidabile effetto “vertigine” (ottenuto tramite un intelligente accostamento tra una carrellata indietro e una zoomata in avanti), accentua alla perfezione l’acrofobia di cui soffre il protagonista.

Kim Novak conferì una straordinaria intensità emotiva e fu abilissima nel tratteggiare il carattere di due donne così uguali e profondamente diverse: raffinata e distaccata la prima, con quel suo parlare con ritmo quasi assente, vera e appassionata la seconda. Fredda, misteriosa, triste e splendida, Madeleine è da capogiro.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati