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L'uomo che non c'era

Regia di Joel Coen vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che non c'era

di Brady
7 stelle

Rimpiango solo di non essere.. nemmeno... un barbiere... riuscirò a vivere la vita?

La desolazione di una testa pelata è solo paragonabile alla non-vita in cui si cala, 'involontariamente' il nostro protagonista.

Nella sua vita si è sempre arreso a tutto, non ha mai preso una decisione, non ha mai scelto come gestire la sua vita. Ha semplicemente accettato quello che gli ha proposto. Ed è stato vissuto dalla vita, sempre; ha ceduto al caso ed agli altri il suo diritto di scelta. La vita è un labirinto e se lo guardi dall'alto, poco prima di morire, quando sai che presto toccherà a te, vedi tutta la tua vita... Una vita inconsapevolmente prigioniera di quel labirinto, la cui svolte, i cui vicoli ciechi sono stati disegnati da altri.

 

Difficile capire perché un uomo così contento e soddisfatto della sua non-esistenza decida di lanciarsi nel vuoto di un'avventura mettendosi nelle mani di un ciarlatano. Chi ha un animo forte, non si lascia influenzare. Sa quando un'opportunità rappresenta un affare. Ma chi non ha mai esercitato la propria volontà, ogni proposta è un affare, ogni matrimonio è ragionevole, ogni lavoro è dignitoso, ... ogni persona è degna di fiducia. Ed è la vittima di se stesso e della sua pigrizia. Si è arreso al mondo. La sua fine, così come l'annullamento di tutto ciò che fa parte della sua vita non è altro che la sua arte di barbiere portata al suo più alto grado di evoluzione. I capelli sono la vita; una bella pettinatura, un taglio impeccabile sono il risultato dell'uccisione di una parte di noi stessi. Per essere ben pettinati bisogna fare delle rinunce.

 

E la pettinatura perfetta è quella che rimane dopo aver rinunciato definitamente a vivere. La morte dalla non-vita è comunque una liberazione. Aprirsi con le forbici un uscita dal labirinto della vita è come rinunciarvi.

 

 

 

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