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Nobel

Regia di Fabio Carpi vedi scheda film

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La recensione su Nobel

di OGM
4 stelle

Musica e parole. Fabio Carpi costruisce il suo road movie letterario intorno ad un dialogo che si interrompe solo per dare spazio alle melodie classiche, suonate al pianoforte, eseguite da un’orchestra. Il viaggio attraversa il cuore dell’Europa, dall’Italia alla Svezia, e porta uno scrittore verso la cerimonia di consegna del premio Nobel. Lo accompagna un giovane giornalista, che deve scrivere un pezzo su di lui, e intanto gli fa da assistente, da autista, da interlocutore. Alberto e Alessandro: l’artista maturo, che ha tutta una vita da raccontare, ed il ragazzo assetato di scoperta, di piacere, di tutto ciò che comincia ad assaporare ed ancora non conosce fino in fondo. L’esperienza si relaziona con la curiosità, il realismo con i sogni, la pacatezza con la vivacità. Il conflitto generazionale diventa un confronto, pacifico e aperto, che inizia come un’intervista, e finisce per essere un momento di condivisione di emozioni e scambio di confidenze. Lo spunto è indovinato e potenzialmente fecondo di sviluppi interessanti, ma qualcosa gli impedisce di imboccare la strada giusta. Sarà  colpa di quella pesantezza di fondo che schiaccia il racconto su un terreno grezzo, cosparso di amarezze indigeste e di sgraditi stereotipi: la sua tristezza è una patina scabra, su cui si incaglia ogni tentativo di poesia, facendolo scadere in un deprimente abbozzo di intellettualismo spicciolo. La massima di saggezza si confonde così con il luogo comune, come se il l’obbligo del disincanto dovesse per forza sopprimere ogni accento brillante, consegnandolo alla banalità del successo che non fa la felicità, del mondo che non apprezza più l’arte, o, peggio, della televisione che ha ucciso il cinema, del teatro che sta morendo. L’intento provocatorio si perde nella prevedibilità, le promesse di pensiero alternativo non vengono mantenute, e, dietro la sconfortante inerzia della trama si avverte quasi un gusto sadico di chiudere le possibilità subito dopo averle aperte: la “coraggiosa” attrice Christina si rivela una donna come tante, il “wagneriano” proiezionista Gustav un volgare omuncolo attaccato al denaro. Stare a questo gioco al ribasso è un’impresa stancante, che non dà frutto, e ci fa giungere annoiati e sfiniti alla delusione finale. L’impianto della storia è nobile, e poggia sulle basi solidissime dell’ispirazione che si prepara a trasformarsi in avventura, in incontro, in percorso di crescita. Purtroppo la sua struttura rimarrà sostanzialmente vuota, esposta al vento della chiacchiera futile, e alle intrusioni di diversivi a buon mercato (gli scherzi da bar, le bravate da playboy). A ben poco serve l’inserimento di singoli flashback sentimentali sui rimpianti affettivi del protagonista, nei quali si apprezza soltanto la presenza  dolcemente signorile e squisitamente intensa di Giovanna Mezzogiorno. Nobel è un film astrusamente opaco, sbagliato nei toni, mal centrato nell’argomento, che si propone come un’opera impegnata, ma dimostra, nei fatti, di non credere troppo nella propria serietà. 

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