Espandi menu
cerca
Santa Maradona

Regia di Marco Ponti vedi scheda film

Recensioni

L'autore

speedy34

speedy34

Iscritto dall'11 luglio 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 1
  • Post -
  • Recensioni 744
  • Playlist 11
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Santa Maradona

di speedy34
8 stelle

FIATO ALLE TROMBE: È NATO UN REGISTA! NOME: MARCO. COGNOME : PONTI. NATO AD AVIGLIANA, IN VAL DI SUSA, si laurea in Lettere Moderne a Torino. Dopo un paio d’anni da copywriter e d’assistente di Semiotica all’Università di Torino, nel 1996 inizia a lavorare alla Scuola Holden diretta da Alessandro Baricco e così via scorrendo un curriculum vitae fittissimo di attività e di interessi. Sino ad arrivare ai nostri giorni: Marco Ponti scrive e dirige il suo primo lungometraggio “Santa Maradona” e fa centro al primo colpo dimostrando una padronanza del mezzo cinematografico che conquista per ritmo e affascina per risoluzioni inedite.
E’ evidente che “il ragazzo si dovrà ancora fare”, il film è “carino” (caso rarissimo in cui un aggettivo “positivo” usato dalla critica cinematografica diventa indice di qualità “negativo”), si parla spesso addosso (anche se alcune battute sono veramente esilaranti) e si instrada nelle già solcate vie delle storie generazionali (rieccoli i trentenni!) di quest’ultimi tempi, ma sicuramente vanno riconosciuti al regista almeno tre grandi meriti.
Primo: averci fatto scoprire il desiderio ed il bisogno di metterci subito alla ricerca, usciti dalla proiezione, di tipi come Andrea, 27 anni, una laurea ed alcune fidanzate, alla perenne ricerca di un lavoro, amante dei titoli di coda dei film e sinceramente passionale e sentimentale nei suoi rapporti con la vita, o di tipi come Bart, chiacchierone sfaticato e attaccabrighe, amico vero e leale, “filosofo” schietto e mai banale.
Secondo: Marco Ponti è riuscito nell’ardua impresa di raccontare una storia d’amore (Andrea conosce la bella Dolores che gli darà la possibilità d’inventarsi un futuro in cui le cose che non ci piacciono si possono cambiare) usando toni e stili moderni che non vogliono essere sinonimo di freddo manierismo o incondizionata volontà di non allinearsi ma semplicemente desiderio di riuscire a raccontare sentimenti mettendo in luce ciò che d’insolito, d’irreale e di potentemente magico le storie d’amore si portano segretamente nascoste dentro.
Terzo: non ci stancheremo mai di ringraziarlo per averci fatto scoprire un attore come Libero De Rienzo, che nel ruolo di Bart ci regala uno dei personaggi più divertenti, veri e surreali allo stesso tempo di quest’ultime stagioni cinematografiche, e per averci fatto scoprire nel suo volto l’arguzia ironica del primo Gassman, gli scatti e le passioni del mai dimenticato Ugo Tognazzi e l’indolenza e la malinconia del grande Walter Chiari.
E se gli altri interpreti del film, Stefano Accorsi/Andrea (ancora dubbi sulla sua bravura?), Mandala Tayde/l’amica Lucia (finalmente emersa dai ruoli “pieraccionesci”) e Anita Caprioli/Dolores (dopo il ruolo in “Vajont” la nuova eroina romantica del cinema italiano) si muovono, corrono, parlano, ridono e si interrogano senza mai dare l’impressione che quello a cui stiamo assistendo sia il quotidiano delle loro vite ma l’epicità di storie di “piccoli eroi” il merito, oltre che alla loro lodevole interpretazione, va riconosciuto ad un’intera troupe (fotografia “colorata” di Marcello Montarsi; montaggio “fluido” di Walter Fasano e musiche remixate dei Motel Connection) che, sull’onda dell’entusiasmo collettivo e come novelli “Bud Spencer e Terence Hill” (grandi miti amati e citati dal regista!) si sono rimboccati le maniche pronti a far a pugni con le povere idee del nostro cinema più conformista.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati