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Le due leggi

Regia di Edoardo Mulargia vedi scheda film

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La recensione su Le due leggi

di mm40
4 stelle

Faide fra povera gente in una Sardegna desolante, vessata da usurai senza scrupoli. Melchiorre uccide Pedru per futili motivi e viene quindi ferito dal fratello di quest'ultimo, in cerca di vendetta. Melchiorre troverà riparo e accoglienza presso la più inaspettata delle persone del paese.

Le due leggi è l'esordio registico di Edoardo Mulargia, sardo sulle tracce - in maniera fin troppo evidente - dei Banditi a Orgosolo (uscito nel 1961, appena due anni prima) di Vittorio De Seta. La pellicola si inserisce nel nascente filone del cinema civile, al quale appartenevano le coeve opere di Francesco Rosi e che accoglierà presto autori come Bellocchio, Petri e molti altri. Ma qui siamo distanti, e non poco, dal cinema di denuncia, impietoso, di tali registi; l'impronta più chiara di Le due leggi è infatti quella del melodramma e la storia lascia, accanto alla descrizione sufficientemente cruda di un ambiente per molti versi ostile e retrogrado, un vago retrogusto neorealista decisamente fuori tempo massimo, fra personaggi abbozzati senza la necessaria cura e speranze dolciastre di un cambiamento in meglio che irreparabilmente allontanano il lungometraggio di Mulargia dalla nobile schiera di opere sopra citate. La sceneggiatura dello stesso regista comunque in sè funziona e le interpretazioni sono apprezzabili, nonostante la mancanza di attori di chiaro richiamo: Walter Brandi, Emma Baron, Patrizia Deren e via via, scendendo verso l'anonimato. Bianco e nero verista di Nazzareno Di Mario; Mulargia, presumibilmente poco premiato al botteghino per la sua opera prima, ripiegherà negli anni successivi sul genere spaghetti western, licenziando svariati titoli minori sotto lo pseudonimo di Edward G. Muller. 4/10.

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