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I compari

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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La recensione su I compari

di maso
8 stelle

L'etichetta migliore per "I compari" l'ha data proprio Altman definendolo un anti-western: un film in cui si cavalca poco, si spara nell'ultima mezz'ora appena, il protagonista è tutto fuorchè un pistolero dalla mano veloce, gli indiani non sono neppure menzionati e la prateria è lontana dai luoghi d'azione.

La riuscita però è di gran classe proprio per la sua eccentricità: Altman convoca Vilmos Zsigmond per la resa nostalgica delle luci naturali miscelate alla perfezione con i brani di Leonard Coen e il film assume un tono di ballata decadente sui miti della frontiera che si sposa perfettamente con le cadenze cinematografiche del regista nel suo periodo di massima espressività, questa base gli consente di sviluppare una tecnica mai così funzionale come per questa sceneggiatura ossia girare il film in sequenza proprio perchè al centro del racconto c'è la nascita e la crescita di un centro minerario sulle montagne del nord-ovest, così facendo Altman può mettere a fuoco in primo piano la storia e in sottofondo la città che cresce sotto gli occhi dello spettatore tanto che questo aspetto è ben distinguibile fra l'inizio del film e la celeberrima scena finale che si rifà ad High Noon ma con tutt'altro ritmo ed atmosfera.

Un'altra tecnica cara ad Altman è quella di far sviluppare autonomamente i personaggi ai suoi attori ed anche in questo caso viene parzialmente applicata per i molti ruoli di contorno, un po' meno per la lunga schiera di attori a lui cari che ha utilizzato in tanti suoi film fra i quali Michael Murphy, René Auberjenois, Shelly Duvall e per la primissima volta Keith Carradine nel ruolo di un ingenuo cawboy in cerca di avventure.

La cima della piramide spetta però alla coppia di star che interpretano i ruoli del titolo originale, quei compari malinconici anche nella vita al tempo delle riprese ovvero Beatty e la Christie, in gran forma e affiatatissimi danno vita a due antieroi senza destino che sviluppano un amore platonico stritolato dagli eventi: McCabe è un filibustiere che non sa dar di conto, racconta balle e non ha mai ammazzato nessuno in vita sua e giunto come dal nulla nella fredda Bearpaw conosce Mrs Miller, una scaltra ed esperta prostituta che consuma oppio per farsi forza con la quale si mette in società aprendo un bordello bisca un pò più a nord, sul crinale della montagna.

La bravura e l'originalità di Altman sono evidenti e il suo west è un luogo freddo e fangoso in cui la storia si sviluppa in ambienti chiusi piuttosto che in grandi spazi sfruttando come detto la fotografia di Zsigmond efficace anche al calar del buio sulla città che sta nascendo e dove tutto sembra filare liscio per la strana coppia in società finchè il pescecane delle grosse imprese minerarie non si avventa sul sogno americano partorito da McCabe e Mrs Miller: lei lo implora di non rilanciare ma lui da buon giocatore di poker azzarda scriteriatamente e si ritrova a vestire i panni di pistolero che non è mai stato.

Il film pur avendo un andamento lento fila che è un piacere e coinvolge non solo con la storia ma anche con i particolari sociologici e ambientali di un vecchio west rappresentato da Altman in maniera molto più credibile rispetto a quello di tanti suoi parenti illustri che lo hanno preceduto e dopo un tre quarti di pellicola molto dialogata ci concede due scene di brillante violenza fuoriuscita dal nulla come accade spesso nei suoi film migliori in cui uno sparo inaspettato rompe il silenzio: ad esempio nel finale di Il lungo addio o in quello amarissimo di Nashville, in questo caso però c'è una specie di antifinale freddo e brutale in cui uno dei killer fa fuori gratuitamente con un vile stratagemma l'esordiente Keith Carradine sommerso dalle acque gelide con un appropriato ralenty preso in prestito da Peckimpah, da notare anche come il giovane killer condivide la fisionomia e il carttere spavaldo e fastidioso del kid ambizioso tratteggiato da Eastwood ne Gli Spietati, non è da escludere che Clintone abbia ricalcato questo personaggio.

Il vero finale è invece una gioiello di montaggio e particolari in controtendenza, un mezzogiorno di freddo in cui il cielo comincia a scaricare fiocchi di neve, il terreno è già imbiancato dalla bufera del giorno prima, i killers danno la caccia alla preda che gioca a nascondino con loro in quella che era una città fantasma e che ora alla luce del giorno appare finalmente completa nella robustezza di tutti i suoi edifici nei quali McCabe non può far altro che rifugiarsi e sparare ai suoi aguzzini di sorpresa visto che a viso aperto non avrebbe chances e questa insolita resa dei conti non interessa a nessuno dei suoi concittadini impegnati a estinguere l'incendio della chiesa, l'unico cuore che palpita per lui è quello di Mrs Miller.

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