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Shrek

Regia di Andrew Adamson, Vicky Jenson vedi scheda film

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La recensione su Shrek

di Decks
9 stelle

I protagonisti sono un mostruoso e cinico orco, un asino petulante e una principessa che rutta e si atteggia a combattere come Neo di "Matrix", tutto seguito da un'attenta visione dagli avvocati della DreamWorks, prima della sua distribuzione per evitare cause legali dalla Walt Disney.

Bastano questi pochi elementi per capire che il terzo film dello studio di Spielberg, Katzenberg e Geffen è uno dei più politicamente scorretti della storia del cinema, demolendo tutti i miti dell'infanzia cinematografica.

 

Ancora agli albori del nuovo millennio, un fulmine (verde) a ciel sereno spacca il velo a cui i film d'animazione ci avevano abituato: il desiderio di distruggere i soliti e triti canoni (soprattutto Disneyani) a cui eravamo abituati, si vede fin dalla prima scena, che inizia col classico "C'era una volta" ma viene subito infranto dal commento irriverente di un orco che esce da un gabinetto.

Questa è la filosofia di "Shrek", un continuo gioco parodistico accompagnato da scene esilaranti e dialoghi impropri.

Dimenticatevi il tradizionalismo, qui si è dalla parte dei diversi, come tende a sottolineare il simpatico orco nella metafora tra orchi e cipolle. Non gustose torte o lasagne, ma agri ortaggi.

 

Se da un lato il senso innovativo della pellicola è quell'esilarante messa in ridicolo degli aspetti fiabeschi, sono fondamentali anche le sceneggiature e le musiche: le prime sono l'aspetto fondamentale del film, esse si impegnano a capovolgere totalmente gli elementi classici della fiaba, attraverso le parole del protagonista che più di una volta ci fa sbellicare con appellativi quali "la ragazza stecchita" per Biancaneve o battute verso il lord antagonista della storia che compensa la statura con un imponente castello; con una spalla comica per niente indifferente, che non si limita ad accompagnare, ma a effettuare ragionate, mature ma soprattutto comiche battute che grazie al doppiaggio di Eddie Murphy ha una spinta in più per risultare logorroico, fastidioso ma pur sempre spassoso.

Anche le musice rockeggianti denotano la spinta che il lungometraggio animato vuole dare nel rivoluzionare il genere, interrompendo addirittura i soliti stacchi canori a cui la Disney ci aveva abituato, con tanto di arti marziali.

 

Vi è anche un'ottima componente nell'aspetto tecnico, realizzato completamente in digitale, riesce meglio di molti altri a rendere veramente disgustose le azioni di una bestia, tutto sommato buona, con l'uso dello Shapers, che consente movimenti sofisticati al volto di tutti i personaggi, conferendogli maggiore spessore e verve comica, dando, inoltre, la possibilità di dotare tutti di una struttura muscolare ben definita (non per niente Shrek è modellato sul wrestler francese Maurice Tillet, rendendogli omaggio in una dirompente scena).

A tutto questo va aggiunto un altro programma, lo Shader, che determina il volume e la tridimensionalità delle immagini grazie ad una complessa tecnica di ombreggiatura, che calcola l'incidenza della luce su varie superfici (peli, capelli, pelle). Se tutto ciò non bastasse, gli stupendi paesaggi realizzati tramite 28000 alberi e 3 miliardi di foglie, possiedono un'illuminazione ben eseguita e una bellezza straordinaria. 

 

L'unica stonatura è che, "Shrek", non distrugge gli archetipi favolistici, ma li rimodella, e tralasciando l'impatto superficiale inedito e inusuale, se si va a guardare nel profondo, la storia dell'orco verde non stona davanti ai classici del genere, non mancano i buoni sentimenti, il lieto fine e una morale che invita a guardare oltre all'apparenza (non per forza è la bestia a dover divenire bella). Una trama già vista, che nonostante sia composta da scenette irresistibili, non osa spingersi oltre i convenzionali amori e salvataggi.

 

Aspetti tecnici superlativi accompagnano la dirompente spontaneità naïf dell'orco già amatissimo tra il pubblico, che ha il pregio di divertire capovolgendo i paradigmi classici della fiaba, pur mantenendo la sua struttura, portando con sè una ventata di freschezza premiata col primo oscar all'animazione.

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