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Shrek

Regia di Andrew Adamson, Vicky Jenson vedi scheda film

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La recensione su Shrek

di FilmTv Rivista
8 stelle

Sorvolando sull’elevato grado di imitazione della realtà raggiunto dagli artisti della Pdi-DreamWorks e sull’onore tributato al film con quell’invito alla Selezione Ufficiale da parte del Festival di Cannes, “Shrek” costituisce un reale evento per il cinema di animazione. Innanzitutto, pur godibile anche dai bambini, è essenzialmente destinato a un pubblico adulto perché lavora profondamente su un immaginario immenso che è quello della fiaba. Tratto dal racconto pubblicato nel 1990 da William Steig, “Shrek” parte dal cinema di animazione classico che prevede un eroe sottoposto a dure prove e il superamento delle stesse, spesso suggellato da una tenera storia d’amore; una struttura tipica dove il protagonista è l’orco Shrek, che per tornare in possesso della sua palude occupata dai personaggi delle fiabe lì imprigionati dal perfido Lord Farquaad, deve liberare una principessa sottoposta a un sortilegio e tenuta prigioniera in un castello, sorvegliata da un drago. Ciò che contraddistingue “Shrek” dal resto dell’animazione contemporanea non è tanto la perfezione della muscolatura, del tessuto carnoso che avvolge lo scheletro, la fluidità dei movimenti dei personaggi umani ma il complesso lavoro di parodizzazione. A partire dalla prigionia dei personaggi delle favole, il film disegna una moderna “morfologia della fiaba”, ovvero un compendio formale e sostanziale della favola attraverso la parodia delle sue più fortunate versioni cinematografiche. Un lavoro non intellettuale e che trae nella forza trascinante delle gag la sua energia, a partire dalle pagine del libro delle favole che l’orco legge all’inizio nell’intimità del suo wc, usate poi come carta igienica. Un orco politicamente scorretto e decisamente simpatico che intrattiene duetti verbali esilaranti con Ciuchino, il suo compagno di avventura dalla battuta pronta e con una particolare propensione per la psicanalisi. Insomma, un film veramente per tutti e che non rinuncia a lanciare qualche frecciatina ai rivali-amici della Disney.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 26 del 2001

Autore: Fabrizio Liberti

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