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La mummia. Il ritorno

Regia di Stephen Sommers vedi scheda film

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La recensione su La mummia. Il ritorno

di degoffro
4 stelle

Dopo l'inaspettato, e per molti versi incomprensibile, trionfo al box office de "La Mummia" era inevitabile il sequel con il medesimo furbesco mix di horror, avventura, commedia, romanticismo che aveva decretato la fortuna del primo film. Il problema è che in questo caso tutto è stato amplificato ed esagerato oltre misura per cercare di essere ancora più sexy, divertente e pauroso, ma si è ottenuto esattamente il contrario: un'indigestione stoppante e nauseante di straripanti effettoni speciali (non sempre peraltro strabilianti, vedi ad esempio la realizzazione piuttosto bruttina del re scorpione) ad accompagnare una valanga interminabile e a tratti insostenibile di azione, combattimenti (anche tra donne nello stile de "La tigre e il dragone", ma pure l'immancabile "Matrix" e "Charlie's Angels"), inseguimenti, urla, acrobazie, spari, mutazioni e, per così dire, sorprese, davvero pochine e scarsamente interessanti (non resuscitano solo la mummia e il re scorpione, ma anche la protagonista, uccisa a tradimento), tutte comunque rigorosamente studiate a tavolino per non terrorizzare o inorridire troppo la platea di adolescenti cui il prodotto è destinato. La storia (parola grossa): dopo un incipit frastornante e rumoroso in cui anche lo spettatore più ingenuo e sprovveduto capisce cosa purtroppo lo attenderà nelle successive due ore, ambientato seimila anni fa ed incentrato sulle gesta del guerriero Scorpion King, veniamo letteralmente catapultati nel 1933, esattamente 10 anni dopo gli eventi raccontati nel primo film. L'avventuriero Rick O'Connell (il bolso e mummificato, come del resto tutto il cast, Brendan Fraser) e l'impavida egittologa Evelyn (una sprecata Rachel Weisz) nel frattempo diventata sua moglie, tornano con il figlioletto Alex a Londra nella loro elegante e davvero faraonica residenza, dopo l'ennesimo blitz in Egitto dove hanno recuperato un misterioso braccialetto magico, non senza peraltro causare disastri (la distruzione di un tempio, tanto per piazzare la solita sequenza assordante e confusa). Ben presto dovranno tornare tra piramidi ed antiche maledizioni per combattere oltre a Imhotep, lo stregone mummificato che nel primo episodio non riusciva a riportare in vita il suo antico amore Anck Su Namun (la sensuale e vertiginosa modella Patricia Velazquez, unico reale bel vedere del film) anche il re scorpione, essere malvagio mezzo uomo e mezzo animale, fantasma del passato resuscitato (ma perché?!?) dopo 5000 anni, che, con le sue truppe fatte di sabbia e tenebre medita di mettere in ginocchio il mondo (che brillante novità!!!). Come se non bastasse (a complicare ulteriormente una trama peraltro già piuttosto pasticciata e raffazzonata in cui è davvero difficile e faticoso riuscire a distinguere i ruoli dei diversi personaggi, chi sono i buoni e chi i cattivi e cosa vuole ciascuno di loro) il piccolo ed insopportabile Alex, (new entry decisamente deleteria, non bastava il fastidioso ed irritante Johnathan - reso ancora più antipatico ed inutile dalla recitazione sopra le righe di un John Hannah esasperato ed esasperante - a cui vengono affidati i siparietti per così dire comici che dovrebbero strappare qualche risata, ma che, il più delle volte, suscitano pena mista a sconcerto ed incredulità) è stato rapito con oscuri propositi. Ovviamente lo scontro si svilupperà in mezzo a situazioni spettacolari tra piccole mummie pigmee carnivore, le sentinelle scheletriche di Imhotep, viaggi in dirigibile, resurrezioni inaspettate (almeno uno dei protagonisti fosse morto), il classico neretto logorroico che dovrebbe sparare battute a go go. Certo non ci aspettavamo, specie dopo il primo film, malauguratamente accolto bene anche da certa critica, una storia intimista stile film francese, ma nemmeno un plot così esile, stupido ed insignificante che alterna stancamente, secondo uno schema ormai abusato e trito, pura azione a desolanti, risapute e svenevoli romanticherie tra i due piccioncini (insopportabili persino per il piccolo Alex e per Johnathan, figurarsi per lo spettatore). Le sequenze che vorrebbero essere mozzafiato non si fanno attendere ma sono tutt'altro che irresistibili (vedi ad esempio quella dell'inseguimento in piena Londra, su un autobus a due piani), il divertimento ed il coinvolgimento scarseggiano (senza anima, costruito esclusivamente per gli annoiati teenager di tutto il mondo), le animazioni in computer graphic (realizzate dalla Industrial Light & Magic di Lucas) si sprecano (e se non basta un'intera armata di creature demoniache, ecco un'oasi in pieno deserto, il faccione di Imhotep che traspare nelle acque dell'oasi che inseguono "i nostri eroi", nell'unica sequenza davvero super, o il fantasma di Scorpion King che si alza come una nube nera dalla sua piramide) ma non cercano la paura, solo il sobbalzo, non l’incanto della favola, ma l’esibizionismo del videogioco: una rintronante superficialità a cui si associano sceneggiatura e regia. La prima è davvero insulsa tanto è un'accozzaglia di avvenimenti risaputi, che non stupiscono più nessuno né tanto meno divertono o impauriscono; i dialoghi e le battute sembrano scritte da un bambino di dieci anni e sono a dir poco disarmanti ed idioti. La seconda non ha una idea che sia una, ma pesca a piene mani da un repertorio cinematografico non lontano, da "Il mondo perduto" a Indiana Jones, fino a E.T. passando per "Titanic" Evitiamo facili e gratuiti paragoni con la saga di Indiana Jones. In Sommers ogni scoperta si consuma in un’ansia febbrile tra colpi di alabarde e scariche di mitragliatrice, poiché il culmine da raggiungere è la distruzione. Ogni materia è destinata a esplodere, disintegrarsi, inabissarsi, polverizzarsi nella più pura estetica da Playstation. "La Mummia - il ritorno" dunque ancor più del primo film, dimenticandosi ogni possibile legame con la gloriosa e magica saga con protagonista Boris Karloff, è solo un prodotto scadente, rabberciato, ridicolo, casuale, infantile, mastodontico e superficiale, un'ondata di cattivo gusto e astruse banalità, sgangherata e appassita, che supplisce alla totale assenza di una storia con un ritmo frenetico e senza sosta che si limita a stordire e affaticare lo spettatore, coinvolto in un rimbambente e martellante luna park di immagini e luci che suscitano tutto fuorché meraviglia. Siamo dalle parti di "Tomb Raider".
Voto: 2

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