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Un anno di scuola

Regia di Franco Giraldi vedi scheda film

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La recensione su Un anno di scuola

di maurizio73
6 stelle

Alla vigilia del primo conflitto mondiale, nella Trieste contesa tra l'Italia e l'Austria, la bella e disinvolta Edda Marty decide di rompere le rigide convenzioni dell'ambiente borghese e bigotto da cui proviene iscrivendosi, unica donna tra soli uomini, all'ultimo anno ginnasiale di un Liceo classico maschile, in attesa di intraprendere gli studi universitari in psicologia. Benchè il suo comportamento sia improntato alla massima lealtà e rettidutine, attira l'ammirazione dei professori e le attenzioni dei suoi compagni , rifiutando le avance di quello più spigliato, provocando il tentato suicidio di quello più fragile e cedendo al fascino gentile di quello più colto e discreto. Tra la morte prematura della sorella maggiore e l'epilogo della sua osteggiata storia d'amore riuscirà a prendere la maturità ed a vedere per l'ultima volta riuniti i suoi compagni di scuola prima che molti di essi siano risucchiati nelle spire mortali della Grande Guerra.

 

Un Anno di Scuola (1977): Una scena del film

 

Dal racconto omonimo del triestino Giani Stuparich, il conterraneo Franco Giraldi gira un film per la televisione che RAI 2 mandò in onda nel 1977 in due puntate e che sembra proseguire l'impegno calligrafico,ma anche appassionato e civile, di un regista che pur esordendo nel cinema di genere e nella commedia all'italiana, sembra declinare il finale della sua carriera negli adattamenti cinematografici tratti dai classici moderni della letteratura italiana ('La giacca verde'- 1980 tratto da Mario Soldati).

 

 

Nel clima provinciale e familiare di una Trieste di inizio secolo agitata dalla propaganda nazionalista e antiasburgica, ma anche attraversata dai nuovi fermenti di una incipiente rivoluzione culturale (l'indipendenza femminile, le nuove dottrine egualitarie di stampo sociale, l'affermazione delle teorie freudiane), Giraldi ci presenta la figura di una protofemminista ante-litteram che rifiuta di adeguarsi alle convenzioni di una rigida prigionia borghese ed all'inevitabile destino matrimoniale, per cimentarsi nell'arena dialettica di una rivalità cameratesca che le avrebbe garantito tanto il rispetto di un mondo chiuso ed elitario (deve sostenere un esame speciale per accedere al liceo maschile) quanto le prospettive sociali e professionali di una brillante carriera scientifica. Oscillando tra il garbo calligrafico dello sceneggiato televisivo di argomento storico (sicuro vanto per l'industria culturale nazional-popolare nostrana) e le ingenuità psicologiche del racconto di formazione, Giraldi si addentra nel melodramma sentimentale quasi in punta di penna, cercando di preservare una certa freschezza nel tratteggiare i caratteri (la bella anticonformista, il giornalista reazionario, l'intellettuale affascinante, il mentore ombroso e lungimirante,etc.) e la credibilità di un contesto sociale dove i buoni propositi non sottraggono la protagonista alle necessarie incombenze dei suoi doveri di donna, tra uno spasimante discreto, quello palese e quello ricambiato. Nonostante queste note da romanzo d'appendice e la retorica di un finale che mostra la sgomenta galleria dei pallidi spettri di un impietoso tributo bellico, il film del regista giuliano è il reperto nostalgico di un piccolo mondo antico perduto nella memoria di ingialliti libri di scuola, dove convivono i dolci ricordi di amori adolescenziali e l'impegno severo dei precetti magistrali, tra la bellezza struggente di una giovanissima Laura Lenzi e la bonaria intransigenza di un Mario Adorf di magnetica intensità.

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