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Dieci italiani per un tedesco

Regia di Filippo Walter Ratti vedi scheda film

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La recensione su Dieci italiani per un tedesco

di spopola
4 stelle

Film di buone intenzioni, ma di risultati modesti, Dieci italiani per un tedesco è la cronaca delle drammatiche giornate vissute a Roma, dal giorno dell'attentato di Via Rasella a quello dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Particolarmente osteggiato soprattutto da una "certa " critica al momento della sua uscita che ne evidenziò i limiti e le "manchevolezze" ( il "Tempo" per esempio scrisse al riguardo: "La rievocazione pecca di parzialità e di omissioni di importanti elementi storici (...) scade nei luoghi comuni e nella retorica invece di assurgere a nobiltà di ispirazione. In una parola, l'eccidio delle Fosse Ardeatine meritava, più che un modesto regista, un cantore") risulta oggi migliore (solo un poco però) di quanto non apparisse allora, pur restando confermate le scarse qualità complessive del suo autore, poichè adesso ci è possibile apprezzare di più e meglio proprio la  ricostruzione secca e antiretorica di quei tragici giorni.
Filippo Ratti, il regista (autore anche della sceneggiatura insieme a Luigi Angelo) è certamente più concentrato e interessato a raccontare  le storie incrociate di coloro che finirono nell'elenco dei fucilati infatti, piuttosto che a "storicizzare" gli avvenimenti (il che fa risultare  l'opera persino anomala rispetto al periodo  così fortemente "ideologizzato" in cui ha visto la luce. Ma i fatti avrebbero avuto bisogno di una mano più "creativa" perchè il progetto potesse davvero lievitare e prendere forma. Così com'è, rimane in ogni caso una testimonianza "monca" che ha al suo attivo forse solo la palpabile tensione che raggiunge lo zenit proprio nella lunga ssequenza del "massacro finale", oltre che la buona qualità della recitazione di  un pool di interpreti in gran parte provenienti dalla ricca fucina del nostro teatro di prosa (D'Angelo, Cervi, Garrani, Fantoni ecc.)

Sulla trama

Le 24 ore che seguirono l'attentato di Via Rasella del 23 marzo 1944, quando il colonnello Kappler  con la collaborazione del Prefetto Caruso, stilò l'elenco dei 335 italiani da fucilare per la morte dei 32 soldati tedeschi (avrebbero dovuto essere 320, ma nella concitazione di quelle ore, non si "badò a spese", naturalmente: meglio abbondare  che essere  "deficitari " no? così so fa più bella figura, non è questo il concetto anche ideologico vincente?).

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