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Scene da un matrimonio

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Scene da un matrimonio

di barabbovich
8 stelle

Dieci anni nella vita di Marianne (Ullman) e Johann (Josephson), una scansione temporale suddivisa in 6 episodi: Innocenza e panico; L'arte di nascondere la spazzatura sotto il tappeto; Paola; Valle di lacrime; Gli analfabeti; Nel cuore della notte. La relazione coniugale apparentemente impeccabile delle prime scene, l'armonia di cui i due protagonisti (quasi sempre e soltanto loro davanti alla macchina da presa) vanno tanto fieri cominciano progressivamente a scricchiolare sotto i colpi dell'abitudine, dei rituali della società borghese alla quale appartengono, delle piccole rimostranze quotidiane, delle incomprensioni inespresse e sopite, fino a farsi tradimento, acrimonia, guerra, separazione, divorzio, nostalgia, vita nuova e una rinata relazione come amanti.
Concepito per la televisione (con tagli clamorosi, come quello del procurato aborto di Marianne che spiegherebbe buona parte dell'evoluzione del rapporto) e successivamente ridotto per il grande schermo, Scene da un matrimonio è un'opera monumentale per finezza psicologica, capacità di scrittura, disegno dei caratteri, al punto da diventare paradigmatica e proporsi come riferimento obbligato per i suoi epigoni (basterebbe pensare a CinquePerDue o Blue Valentine o agli italiani Un amore e Nessuno si salva da solo). Girato quasi interamente in interni, a macchina da presa quasi immobile, senza colonna sonora e con personaggi che rimangono sempre sulle quinte del discorso (le due figlie, ad esempio, non si vedono mai), il film del Maestro svedese si impernia sul contrasto tra egoismo e solidarietà, incarnati rispettivamente dal marito e dalla moglie, per la quale è impossibile non tifare e alla quale Liv Ullman regala un'interpretazione titanica che surclassa per gamma espressiva quella di Erland Josephson.
Trent'anni dopo Bergman girà un sequel del film con gli stessi interpreti: Sarabanda.

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