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L'ombra del vampiro

Regia di E. Elias Merhige vedi scheda film

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La recensione su L'ombra del vampiro

di maurizio73
6 stelle

Il geniale e dispotico regista tedesco di Friedrich Wilhelm Murnau ottiene i finanziamenti per un originale adattamento del 'Dracula' di Bram Stoker di cui però gli vengono negati i diritti dalla famiglia dello scrittore irlandese. Decide di sopperire alla mancanza stravolgendo il copione, modificando i nomi dei personaggi e scegliendo di girare, piuttosto che nelle originali location transilvaniche del libro, in altre della vicina Polonia. Ma il vero asso nella manica del regista è l'attore principale, un misconosciuto e oscuro attore teatrale tedesco di nome Max Schreck che si presenta nel set sempre in costume, è disposto a girare solo di notte e si vocifera sia esso stesso un vero e proprio... vampiro.

 


Curioso ed affascinante omaggio al capolavoro espressionista di Murnau del 1922, il film di E. Elias Merhige (autore del visionario ed allegorico 'Begotten' - 1991) è in realtà un omaggio tout court alla magia del cinema ed ai suoi miti immortali, una sorta di ironico ed avvincente 'effetto notte' in trasferta transilvanica dove le 'liaison' tra gli attori ed il dietro le quinte della lavorazione di un film con molte pretese (Murnau che viene pomposamente accostato a Griffith e, anacronisticamente, al successivo ?jzenštejn) vengono sostituiti da una 'primadonna' calva e ridanciana che vampirizza il cast e da un oscuro contratto mefistofelico che lega regista e attore principale in un indissolubile patto di sangue. Ripercorrendo le tappe di una messa in scena più attenta ai risvolti di un gustoso 'divertissement' meta-cinematografico che al diletto per le citazioni filologiche sul cinema muto (e sull'espressionismo in particolare), Merhige sembra condurre il cast del film di Murnau lungo lo stesso percorso iniziatico verso l'eclissi del dominio della ragione dei personaggi del libro di Stoker e sostituendo alle ossessioni romantiche di quei personaggi (il mito dell'amore eterno, il rapporto con Dio, l'oscura natura del male, la rivincita della razionalità sull'inganno, etc.) quelle artistiche e divistiche del suo allucinato protagonista, disposto finanche a sacrificare tutti i suoi collaboratori pur di completare il suo orrido capolavoro, quale un folle scienziato della 'Rue Lumiere' alle prese con una malintesa e imprescindibile missione positivista ("Noi siamo gli scienziati ingaggiati per la creazione della memoria. Ma la nostra memoria non avrà sfocature...o dissolvenze").

 

 

Il cinema dunque come metafora di una vampirizzazione dell'autore suglia attori ma anche come grande illusione sulla natura della realtà, manipolata a piacimento per assecondare le ossessioni di un 'Deus ex Machina' in grado di ingannare, con le finte prospettive di un artificioso e vacuo processo demiurgico, persino la morte. Cast di ottimo livello e scontro fra titani tra Malcovich-Murnau e Schreck-Defoe, da cui inevitabilemente sembra quest'ultimo ad uscire vincitore, non ostante la scena finale di una pellicola che si incendia, come il mito del vampiro, sotto i raggi infuocati di un sole nascente. Due nomination agli Oscar 2001 (tra cui quello a Defoe come miglior attore non protagonista) e presentazione alla Quinzaine des Réalisateurs del 53º Festival di Cannes.

 

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