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Il settimo sigillo

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il settimo sigillo

di AndrewTelevision01
9 stelle

"Vorrei confessarmi ma non ne sono capace, perché il mio cuore è vuoto. Ed è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare. Mi ci vedo riflesso e provo soltanto disgusto e paura. Vi leggo indifferenza verso il prossimo, verso tutti i miei irriconoscibili simili. Vi scorgo immagini di incubo nate dai miei sogni e dalle mie fantasie."

~Antonius Block

Le immagini parlano chiaro: siamo davanti ad uno dei più magistrali e poetici film della storia del cinema, considerata la sua attenta analisi, il suo approfondimento psicologico e la sua storia. Partendo dal soggetto dello stesso Bergman, il film narra delle vicende del cavaliere Antonius Block (Max Von Sydow), accompagnato dal suo scudiero Jöns (Gunnar Björnstrand), reduci dalle crociate in Terra Santa. Da tempo Antonius é perseguitato dalla Morte (Bengt Ekerot), quale gli si presenta davanti per giocarsi la sua vita durante una partita di scacchi tra i due: é proprio nel "mentre" della partita che Block chiede del tempo, in modo da conoscere gente che gli darà la speranza nella vittoria, e non solo. 

L'armonia della pellicola nasce come un poeta intento nell'elaborare la sua prima poesia, come un bruco che rinasce in farfalla, come appunto la vita giovine che si scontra cona morte: il film é inquietante per il suo essere fondamentalmente realistico, se non veritiero. I nostri occhi non colgono nel visionare le terribili e tristi morti provocate dall'espiazione dei propri peccati per paura della morte, o dell'indifferenza della gente nel potere aiutare una persona perché considerata peccatrice/nemico di Dio, non solo però su aspetti religiosi, ma la mentalità medievale rispecchia i cittadini della Svezia all'interno del film. La scena più gioiosa, solare e scherzosa é, secondo me quella in cui vengono presentati i saltimbanchi, gente falsamente allegra che proprio nel suo essere bugiarda si svela al pubblico, in maniera abbastanza diversa (specialmente riguardo al linguaggio distante da quello immaginato da noi). Bergman é stato incredibilmente capace nel dare vita ad un vero e proprio medioevo nella pellicola: tralasciando le magnifiche e realistiche scenografie, che danno un impatto più che sano alla visione, l'importanza di questo realismo é dato ai sapienti dialoghi, alla forza di ogni singola frase sospirata da ogni singolo personaggio. La naturalezza é uno dei principali pregi del film: sembra di essere realmente catapultati in un'altra era, e mi stupisce come il reparto tecnico renda eccellente la coerenza narrativa, portando a priori alcune scene già cult di suo come l'incontro tra Antonius e la Morte, la loro partita, la cosiddetta "strega" (Maud Hansson) che si purga dai peccati, il ritrovo della fede in Dio da parte di Antonius, la crocifissione della strega (scena molto amara e fredda) e la vittoria di Antonius. Lo reputo il miglior film epico che abbia mai visto, non solo per la sua realisticità nel mettere in scena certi elementi, mettendo di mezzo un certo humour (massacrato dal dramma che infesta la pellicola), ma nel trattare certe azioni scabrose da parte di una popolazione dalla mentalità chiusa (quasi quasi ne scaturisce di mezzo la satira religiosa, ma probabilmente questa sarà una mia interpretazione). Successivamente, la pellicola e i suoi personaggi verranno citati in vari film (un esempio é "Amore E Guerra" di Woody Allen, del '75), un videoclip, un fumetto e persino una canzone britannica suonata al festival di Sanremo, "Special K". L'influenza culturale della pellicola caratterizza e spiega come un'opera, già bella di suo per quanto riguarda la trama, arricchita di elementi fondamentali che serviranno per riassumerla, possa aver suscitato emozioni potenti, filosofiche che hanno portato lo stesso regista a comunicare nell'arte (difatti il film si ispira a poeti come Petrarca e Foscolo e filosofi come Jacopone da Todi, personaggi che si son sempre chiesti del significato della vita e della morte). Le interpretazioni dei personaggi rappresentano le espressioni umane, accennate da una caratterizzazione che porta loro benefici nella conoscenza psicologica di essi. Minuto dopo minuti, il film diventa un impatto ricognitivo con noi stessi, partendo dal concetto di Dio, della sua esistenza e di come la pellicola dimostri l'ignoranza di un popolo sconfitto già di suo.

Sacrosanto.

9½.

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