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Il settimo sigillo

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Il settimo sigillo

di emmepi8
10 stelle

 
Siamo in un affondo religioso di Bergman che disquisisce sulla esistenza di Dio ed il dubbio esistenziale che può portare alla disperazione. Un film che è un po' il cappello del regista, che rimane nella simbologia del cinema fra i più conosciuti. La sfida a scacchi fra la morte ed il cavaliere è famosa, chi non ricorda la morte avvolta dal mantello nero ed il viso del cavaliere biondo con gli occhi sfidanti e pensosi? Un immagine che invoca il cinema in senso lato e nello stesso momento il simbolismo più accattivante; un film ricavato da una pièce teatrale dello stesso Bergman che scrisse per una compagnia di giovani. Certamente la nota caratterizzante sono I Carmen Burana, che si sono fatti conoscere anche al grande pubblico grazie anche a questo film, le cui note sono rimaste catalizzate dalle immagine, io stesso ogni volta che sento le musiche mi ritornano in mente le immagini del film. L'idea della morte che gioca a scacchi con il cavaliere gli è tornata in mente da ricordi infantili, e più precisamente dall'immagine di un dipinto in una chiesa dove appunto c'era impressa la Morte che giocava a scacchi con un Crociato, e altri quadri della Morte di cui poi lo stesso regista ne ha tratto le storie affiliate al film stesso. Una vita infantile quella di Bergman improntata da una religiosità intensa dovuto al lavoro di predicatore e sacerdote del padre, che lo portava con se nelle varie prediche e lo lasciava in balia delle chiese drammaticamente avvincenti nel pensiero della fede e della sua rappresentazione, che ha inciso, su sua ammissione, alla sua formazione ed alla sua idea religiosa legata moltissimo ad una rappresentazione drammaticamente e concettualmente medievale. Il film diciamo pure che è il primo che affronta in maniera specifica l'argomento della presenza di Dio, della morte e delle fede, cosa che si ripetere in diverse altre opere che verranno. Per l'argomento il film fu fatto in ristrettezze produttive, dato che i denari che un produttore poteva mettere a disposizione erano pochi, nella poca fiducia nella resa commerciale, quindi i tempi delle riprese furono molto brevi, ma nonostante questi limiti il film ebbe una riuscita sensazionale con la vittoria a Cannes che ne proclamò il successo (allora i Festival contavano qualcosa!!). Il film affronta l'argomento teso e drammatico in maniera rappresentativamente giusta, mischiando personaggi e temi diversi e rendendo aperto e non del tutto occluso il significato, sapendone dosare le fasi e le suggestioni ed i chiari e scuri delle immagini aiutano non poco nell' affascinazione della proiezione.

Sulla trama

Una serie di storie che si uniscono nel loro significato

Su Ingmar Bergman

Un'idea esistenzialista formidabile

Su Max Von Sydow

Il ruolo che lo ha marcato nel bene al cinema

Su Gunnar Björnstrand

sempre ottimo attore

Su Bibi Andersson

la sua vitalità al femminile è l'emblema di una certa femminilità rappresentata dal regista

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