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Il settimo sigillo

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Il settimo sigillo

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10 E' il film più famoso di Ingmar Bergman, quello con cui quasi tutti hanno finito per identificarlo: un'allegoria medievale che conserva intatto il suo fascino e la sua pregnanza, tanto che la critica l'ha ormai ammesso nel ristretto numero delle pellicole più significative della storia del cinema (qualcuno ne ha parlato come della risposta europea a "Quarto potere" di Orson Welles, regista poco amato da Bergman). L'idea della partita a scacchi fra il Cavaliere e la Morte è stata ripresa e parodiata molte volte in seguito ma, nel contesto del film, risulta ancora brillante; concordo sul fatto che le sue qualità siano principalmente di ordine figurativo, con uno stile visivo memore di varie fonti pittoriche medievali, ma che incanta grazie alla bellezza e alla genialità delle invenzioni figurative, soprattutto nelle sequenze in esterni come l'offerta del latte e delle fragole da parte degli attori girovaghi al Cavaliere e il rogo della strega nel bosco. Il didascalismo e gli anacronismi che gli vengono rimproverati da alcuni sono soltanto apparenti perchè, in realtà, non si tratta di un vero e proprio "film storico", ma di un'allegoria Medievale che pone questioni esistenziali che appartengono all'Uomo di ogni epoca: in questo senso la scena in cui il Cavaliere va a confessarsi dal prete, che in realtà è il personaggio della Morte, ed espone la sua tremenda lotta per mantenere la fede è una delle più significative dell'intera pellicola e acquista rilevanza e spessore grazie agli ottimi dialoghi scritti dallo stesso regista. Forse alcune scene sul registro comico-grottesco hanno una risonanza leggermente minore, come quella del boscaiolo che fa una scenata alla moglie e minaccia di uccidere l'amante, ma per il resto si tratta davvero di  un'opera di grande forza emotiva e intellettuale, appassionante nella sua riflessione sul destino dell'umanità e nei suoi agganci col presente, ammirevole nei suoi richiami ad uno stile quasi espressionista in sequenze come la processione dei flagellanti. Un film che lo stesso autore ha definito "imperfetto, ma fra i pochi realmente vicini al mio cuore". Compagnia di attori già splendidamente affiatata, con Max von Sydow nelle vesti del cavaliere tormentato e molti altri volti che torneranno in opere successive del maestro: fra gli altri, memorabili almeno la Morte di Bengt Ekerot, lo scudiero Jons dell'attore-feticcio Gunnar Bjornstrand e la dolce Mia di Bibi Andersson, in quel periodo compagna del regista.

 

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