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Memento

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Memento

di kubritch
6 stelle

Nolan è un imbroglione che vende per originalità ciò che è già visto; vende per fresco cibo precotto. Non imbroglione nella maniera in cui ne parla Scorsese nel suo imprescindibile documentario sul cinema americano; cioè il regista che nasconde un messaggio anticonformista, antiborghese tra le pieghe di un film dagli intenti commerciali. Il trucco che gli riesce meglio è far credere al pubblico che l'artificiosità narrativa sia un lavoro di raffinata qualità intellettuale. In realtà confida nell'ignoranza diffusa e nella vanità intellettuale dominante: la maggior parte della gente vuole sentirsi intelligente. Si fa un gran parlare della sua genialità ma è solo perizia al servizio di tanta furbizia. E' innegabile che Nolan sappia come fare un film e abbia individuato, grazie alla sua cultura cinematografica, il tema giusto: la dimensione intrapsichica. Il problema è che non va più in là di questo. Per cui il gioco diventa un meccanismo sterile, fine a se stesso. Quello che mi piace nel caso di 'Memento' è il montaggio scoperto e l'andamento a ritroso del racconto (andare equivale a ritornare) in quanto penso che sia un discorso esclusivamente cinematografico, non rappresentabile in altro modo. Mi è piaciuta l'idea della fotografia in bianco e nero per ritrarre la parte che fa da raccordo tra i vari segmenti del racconto, come un tempo di sospensione riflessiva. Certo non è qualcosa di inedito, così come le immagini dell'azione che si ripete, ripresa da diversi angoli di visuale e quelle relative al ricordo della moglie. La storia è totalmente pretestuosa e a rifletterci bene al quanto inverosimile (com'è che un tipo affetto da una forma di smemoratezza così grave - pochi secondi e la memoria svanisce -, rischiosa non solo per sé ma anche per gli altri, se ne vada a piede libero? Si capisce che Nolan punta tutto sul piacere del puro meccanismo, dell'artificio cinematografico e delle sue capacità illusionistiche. Resta la domanda: cosa ci vuole comunicare sull'essere dell'uomo? Quali reazioni emotive, quali sentimenti intende scatenare nel pubblico? Quale lato del nostro essere vuole portare all'evidenza? Cosa ci vuole far sentire? Quello che riconosco è il sentimento ansioso/nevrotico/isterico dell'uomo contemporaneo impegnato forsennatamente a trovare il bandolo della matassa - il filo di Arianna  - di una realtà (sociale) frammentata ormai del tutto incomprensibile - l'ansia di trovare una soluzione esistenziale. Poiché non esiste ragione qualunque ragione va bene. Il problema è che la dimostrazione matematica dovrebbe essere rigorosa, visto che stiamo parlando solo di puri meccanismi. Buono il cast di attori ma niente di sensazionale. 3 e 1/2

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