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Grazie per la cioccolata

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Grazie per la cioccolata

di Kurtisonic
6 stelle

Chabrol non rinuncia ad infliggere le ultime stilettate a vizi e debolezze della borghesia, con la sua attrice regina, Isabelle Huppert mette in scena un noir melodrammatico che ha il gusto dell'usato sicuro, e l'efficienza di un meccanismo  filmico bene oliato. Presentato fuori concorso a Venezia 2000 suscitò qualche polemica ai danni della programmazione che inserendo il regista in giuria conseguentemente escludeva Grazie per la cioccolata dalla selezione in concorso sottraendogli un Leone d'oro quasi certo. Ma fu vera gloria?  La giovane Jeanne studentessa di pianoforte viene a sapere di un equivoco generato e subito chiarito che la vide protagonista di uno scambio di culla il giorno della sua nascita, con il figlio del famoso pianista André Polonski. Quest'ultimo è sposato in seconde nozze con Mika donna in affari e proprietaria dell'impero del cioccolato Muller. Jeanne cercherà di inserirsi nella loro vita. Come detto siamo di fronte a un'insieme funzionale e spigliato che necessita solo di un buon rifugio dove sceneggiare questo mondo di falsi sentimenti e di apocrife verità ma è la cornice che stavolta non si chiude con la consueta analisi di condanna sociale. Oltre ai due profili femminili principali che il regista analizza con lucidità, insieme a quelli di Andrè e del problematico figlio Guillame  la vicenda scorre su di una traccia noir che se da un lato ne manifesta la sua più classica caratteristica, cioè mostrare quello che non si vuol vedere o meglio per citare un significativo indizio citato nel film, il poter guardare dietro la porta (rievocato dal regalo dell’omonimo film in dvd di Fritz Lang che Mika regala a Guillame) deve fare anche necessariamente i conti con quei codici che in un genere controbilanciano il racconto determinandone ritmo, tensione, attesa, risoluzione. Chabrol invece decide di mettere “in chiaro” il risvolto segreto della vicenda fin dalle primissime battute privando il film di una seppur contenuta suspense che favorirebbe invece quella crescita del profilo del personaggio di Mika, del suo deserto interiore, che la bravura della sua interprete rende già di per sé memorabile. Parallelamente, Jeanne, una brava Anna Mouglalis, si manifesterà come una aspirante  piccolo borghese finto ribelle ma già dotata di quella perdita dell’innocenza in favore della spavalderia e dell’arrivismo di classe, destinata una volta definita la storia ad ereditare lo status sociale immutabile e immarcescibile della casta vincente e cieca.  La crudele Mika  è destinata comunque  ad appropriarsi di tutta la scena, il connubio l’affiatamento e la stima che legano regista e attrice fanno il resto, il personaggio  che possiamo sintetizzare come una classica donna di potere, in carriera e orientata a tenere tutto ciò che la circonda sotto controllo, in realtà si rivela per sottrazione affettiva, per mancanze affatto compensate dalla materialità. Mika non “possiede” nulla, e non comprende che in realtà non sa uscire da sé stessa per una profonda e lacerante insicurezza, si sottrae alla sua natura, compresa la sua ipotetica capacità affettiva. Resta imbrigliata nel suo potere di fare del male e di trasformarlo in gesti apparentemente positivi, siano rituali convenevoli, o le sue confessioni prive di autentica consapevolezza non aiutata dalla passività e dall’ipocrisia altrui. Ne esce un ritratto umano distrutto che va ben oltre lo schematismo anti borghese , un'infinita fragilità si sostituisce al dominio padronale, dentro di sé un’incolmabile tristezza e un indicibile dolore si rivelano presenze  affabulatorie costanti. E l’anima è noir, inconsolabilmente vuota, mantenere vivo lo sviluppo razionale degli eventi (il corpo noir) come se la traccia gialla potesse dire ancora qualcosa che peraltro si conosce, mette blandamente di fronte alla realtà più squallida, ma dà anche la falsa illusione di poter offrire una chiave di lettura che possa   ribaltarne gli effetti, limitando in parte e definendo la caratura di un personaggio così complesso e interiormente paralizzato come Mika.

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