Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Film di una crudezza schiacciante. Definitivo. Coraggioso nel narrare una metafora sul potere senza fermarsi davanti a niente, senza guardare in faccia nessuno. La perfezione formale di questo film, la sua totale freddezza, aiutano a suggerire allo spettatore di non guardare le scene solo per come appaiono (shockanti) ma di cercare l'allegoria dietro a tutto, capendo che il regista non sta ambientando la storia semplicemente alla fine del nazifascismo, ma in questa villa degli orrori Pasolini sta parlando dell'anarchia del potere in generale, passato, presente e futuro. E Pasolini narra tutto questo nel modo più scomodo, crudo e sfacciato possibile; siamo in pieni anni di piombo, e il capitalismo è proprio dietro l'angolo, a un passo dalla sua vittoria definitiva che dal periodo post-stragi si è protratto fino al presente, e questo film è più dannatamente attuale che mai. Il padrone dispone dei suoi sudditi, esercita il proprio volere distruggendo l'uomo, riducendolo ad oggetto, disumanizzandolo, rendendolo praticamente una porzione di carne in scatola. E' la storia dei potenti, acculturati signori della scacchiera che muovono le pedine a loro (malato) piacimento. Talmente potenti da riuscire a bandire gli Dei, se mai sono esistiti, e ad evocare il male in terra, nel caso non esista già di suo... secondo Pasolini, di sicuro, esso è già ben instaurato negli uomini. "nulla è più anarchico del potere".
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