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La lingua del Santo

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su La lingua del Santo

di bradipo68
8 stelle

I soliti ignoti trasferiti al Nord Est quaranta anni dopo.E'questo il paragone che mi viene in mente guardando questo film di Mazzacurati.Willy,detto Alain Delon e Antonio,giocatore di rugby in grado solo di tirare calci piazzati(e viene pagato un tanto a trasformazione),sono amici ,vegetano nel bar più scalcinato della città di Padova e vivono di mezzucci e furtarelli.Il tutto condotto con una maldestria assoluta.Mentre Antonio non ha rimpianti e vive rigorosamente alla giornata spendendo anche i pochi soldi che guadagna tirando calci piazzati Willy pensa al suo lavoro di rappresentante di prodotti di cancelleria e alla ex moglie con cui è stato 23 anni.E si consuma nel rimpianto.Finchè una sera mentre stanno scassinando la cassetta delle offerte di una chiesa gli capita loro l'occasione di una vita:una reliquia di San Antonio da Padova,la sua lingua.E chiedono il riscatto a un imprenditore che si offre di pagarla.E il film vive di questo tira e molla con il rozzo imprenditore con colpo di scena finale e lieto fine a metà.Mazzacurati filma le sue terre ma le filma da una prospettiva critica.Noi tutti sappiamo del miracolo economico del Nord Est(quasi un Sogno Americano in erba)eppure qui vediamo zingari,imprenditori rozzi e arricchiti chissà come,ragazzi di colore sfruttati per andare a racccogliere i funghi e vediamo soprattutto due uomini ai margini della società,quasi dei reietti senza nessun tipo di prospettiva per il futuro.E accanto a loro in un mare di leghismo imperante che fa presa sui nuovi arricchiti,su quelli che pensano che con il vile denaro si possa comprare anche il perdono divino per tutte le malefatte compiute, si percepisce il nulla che tutto assale e ammanta con i suoi contorni non definiti.Mazzacurati si sofferma su due perdenti,sulla loro fame in una regione opulenta,sulla loro volontà di rivalsa in un mondo ostile.Il lato grottesco si stempera nel surreale delle sequenze con le scuse al santo o in quella dei raccoglitori di funghi con le loro belle lucine montate sul casco.L'ironia è amara,il tono dimesso il finale è lieto per metà.Ma anche la metà meno lieta ora ha qualche ragione in più per andare avanti....

Su Isabella Ferrari

personaggio appena abbozzato

Su Antonio Albanese

sempre più bravo

Su Fabrizio Bentivoglio

bravissimo

Su Carlo Mazzacurati

una commedia di perdenti come nons e ne facevano da tempo

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