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Rosetta

Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne vedi scheda film

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La recensione su Rosetta

di steno79
9 stelle

Una straordinaria lezione di cinema e uno dei film più sconvolgenti degli ultimi anni, che aprì la strada al riconoscimento a livello mondiale dei fratelli Dardenne, a mio parere i più importanti autori del cinema contemporaneo (mi rendo conto che si tratta di un'affermazione impegnativa, ma sul momento non riesco a trovare altri registi attivi in questi anni che abbiano sfornato un numero di opere eccezionali come Rosetta, Il figlio, L'enfant o Il ragazzo sulla bicicletta). Fra l'altro, "Rosetta" fu oggetto di feroci polemiche quando vinse la Palma d'oro al festival di Cannes, poichè il pubblico e la critica si erano schierati quasi all'unanimità con "Tutto su mia madre" di Almodovar, arrivando a ricoprire di insulti a livello mediatico il presidente della giuria David Cronenberg (il film di Almodovar era comunque molto bello, ma le polemiche furono assurde se si considera la statura estetica del film dei Dardenne). "Rosetta" è la storia di una ragazzina di circa 18 anni costretta a vivere in una roulotte con la madre in una squallida periferia suburbana, in continua lotta con l'ambiente che la circonda per trovare un lavoro e "non finire in un buco nero". Il film è come un pugno nello stomaco sferrato dai due registi contro l'indifferenza ormai dilagante in una società dove gli effetti della globalizzazione si sono rivelati de­leteri, e colpisce per la radicalità dello sguardo e la crudezza dei contenuti: lo sguardo dei Dardenne non cede a facili ricatti emotivi, ma presenta un quadro raggelante di un mondo dove la lotta per la sopravvivenza finisce per giustificare inquietanti forme di violenza e sopraffazione. Indubbia l'influenza estetica di Bresson, e in particolare della sua "Mouchette", così come quella dei film contemporanei del Dogma 95: ma rispetto ad entrambi, i Dardenne dimostrano di avere una precisa identità autoriale, con uno stile meno rigido e austero di quello bressoniano e movimenti di macchina molto più fluidi, e con un'estetica perfettamente integrata che, a mio parere, si spinge forse ancor più oltre rispetto alle teorizzazioni di von Trier & company, risultando maggiormente funzionale alla denuncia sociale che la sottende (il film dimostra che il vivere senza certezze alla lunga rende duri, scostanti, perfino cattivi, come dimostra il comportamento di Rosetta verso Riquet). In un contesto simile, perfino le impegnative allusioni alla figura del Cristo, con Rosetta che inciampa per tre volte nella parte finale mentre porta la bombola del gas con intenzioni suicide, le ho trovate in linea con una poesia dolorosa e per nulla gratuite. Ottima prova della debuttante Emilie Dequenne e valido supporto dagli attori-feticcio Olivier Gourmet e Fabrizio Rongione.

voto 9/10

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