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Dillinger è morto

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dillinger è morto

di strangelove
10 stelle

In che modo trascorre il tempo l’ uomo comune ,nell’ arco di una giornata lo sanno tutti,ma mostrare questo qualcosa (?) in tempo reale per novanta minuti al cinema non l’ aveva ancora fatto nessuno. Tramite le azioni di un un uomo si può afferrare il nucleo di un’ intera società,e un intero periodo storico (gli anni 60’)?Si. Gesti che si ripetono quotidianamente,ossessivamente,senza una logica,se non quella del tirare avanti afferrandosi su azioni che talvolta possono sembrarci alternative,particolari (addirittura divertenti?),ma che non sono altro che il frutto di un unione di esseri viventi che s' illudono (forse). Mai come in questa circostanza il cinema ha mostrato l' "essere" dell' essere umano.L' uomo è visto come oggetto di una società che sta andando alla deriva,e che ha perso i veri valori della vita (se mai li abbia avuti).
Era l' anno 1969 quando il film fu distribuito nelle sale.Un anno in cui spopolavano i movimenti di contestazione ideologica e studentesca.Il modo di vivere stava cambiando?No,perchè l' uomo sarà in futuro quello che è già stato in passato.L' ingegnere di "Dillinger è morto" è la rappresentazione più vera e dura dell' uomo in generale.
La (non) trama del film è molto più innovativa di quanto si possa pensare in un primo momento.Un film sperimentale:già il solo fatto di realizzare una pellicola quasi muta in tempi dove spopolava il sonoro,e dove le (vuote) parole ingannavano,illudevanono,rappresentava una situazione quasi sfacciata.Uno sberleffo alle inutili chiacchiere quindi.Per non parlare del fatto che il protagonista (un Michel Piccoli assolutamente perfetto) per 3/4 del film appare in ogni singola inquadratura da solo.
Le maschere progettate dall' ingegnere sono chiare metafore delle maschere che tutti noi indossiamo.Maschere che fanno perdere i segni della nostra vera identità:il nostro io, costretto dalla paura che subisce dalla società, a rifugiarsi in spiriti che non sistono,o meglio:esistono,ma sono del tutto falsi.
Il susseguirsi di azioni di (senza) senso quasi "necessario" portano alla frustrazione.Sono le nostre giornate:un continuo girotondo di movimenti simili (o identici).Cosa fa l' ingegnere del film (e quindi,come si comporta l' uomo)? Torna da lavoro,cucina,proietta alcuni filmini,fa giochi erotici con la cameriera,e...
Per tutta la durata del film la macchina da presa pedina ossessivamente M.Piccoli,ed ogni sua minima azione.Ma lui non reagisce a questo continuo movimento:è la rassegnazione di (dell') un uomo ad (all') un occhio indiscreto che non lascia intimità (e libertà).
Il finale (irreale e sorprendentemente bello):il protagonista già in precedenza aveva trovato (avvolta in una carta di un vecchio giornale che parla della morte del gangster Dillinger...da qui il titolo del film) una vecchia pistola , (dopo averla dipinta e aver mimato il suicidio) uccide la moglie dormiente,e si imbarca come cuoco su uno yacht diretto a Tahiti.Questo assurdo finale simboleggia la fuga impossibile,dalla vita di tutti i giorni,da questo mondo che ci opprime,che ognuno di noi (almeno una volta) sogna.Ma lo stesso finale,essendo un sogno utopico,non cancella il totale pessimismo che permea l' intera opera (e le azioni del protagonista).
Proprio la nave diretta a Tahiti è "dominata" da una giovane fanciulla.Se c' è futuro,sarà nel segno della donna (ed ecco la filosofia ferreriana).
Solo un regista controcorrente e geniale come Marco Ferreri poteva sfornare questo viaggio nel cuore dell' alienazione,tanto coraggioso quanto incredibilmente efficace.Un film ancora troppo poco conosciuto,e da recuperare (riscoprire) assolutamente.Oltre ad essere il capolavoro assoluto di Ferreri,"Dillinger è morto" è anche uno dei film più grandi della storia del cinema italiano (e mondiale). E lo schermo si tinge di rosso...

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