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Lo zoo di Venere

Regia di Peter Greenaway vedi scheda film

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La recensione su Lo zoo di Venere

di Vocativo
8 stelle

Lo zoo di Venere è film complessissimo, molto greenawayano nello sviluppo del racconto che prevede commistioni tra ordini tassonomici, biologici, teorie darwiniane, raddoppiamenti, amputazioni, mitologia, destino, vita sessuale e disfacimento dei corpi... Dal punto di vista visivo è una prodezza che miscela scopertamente Vermeer con un'illuminazione virtuosa.
I richiami alla pittura sono naturalmente tantissimi e vanno dalla citazione diretta all'adattamento grafico. Un film molto intrigante che meriterebbe visioni ulteriori per essere completamente disbrogliato. Molti ironico e sarcastico con un'ombra funerea e di morte che incombe dall'inizio del film: sembra voler essere un saggio sul disfacimento dell'essere umano, come punto ultimo e compimento della teoria della selezione naturale, della quale determina, con se stesso, la morte. C'è però da riscontrare un ulteriore passaggio nel finale: i gemelli che tentano di consegnare alla tecnologia le loro ricerche, allestendo un set di riprese fotografiche per la loro morte autoimposta. Il passaggio di consegne dall'uomo alla tecnologia oltre a decretare la fine del genere umano, rivela l'inconsistenza e l'inefficacia del mezzo tecnologico come strumento di preservazione e di archivio. La furia distruttrice della natura (che si può dire apertamente leopardiana) è autosufficiente nel suo conservarsi nel tempo. La cieca volontà degli ordini naturali contro la loro rappresentazione.

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