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La via degli angeli

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su La via degli angeli

di barabbovich
6 stelle

La festa da ballo organizzata da un simpatico ciarlatano di mezza età (Cavina) è la grande occasione che ragazzi e ragazze di Sasso Marconi e dintorni, nella provincia bolognese (ma il film è stato girato a Todi, in Umbria), hanno per trovare l'anima gemella. Tra questi una giovane dattilografa (Cervi) che si è infatuata del figlio del suo datore di lavoro (De Rienzo) e un attempato medico (Delle Piane) che spera di ritrovare alla festa la donna perduta molti anni prima alla vigilia delle nozze.
Avati dirige con mano felice uno di quei film corali che, alla stregua di Una gita scolastica, Festa di laurea, Storia di ragazzi e di ragazze, Fratelli e sorelle e Dichiarazioni d'amore, gli sono particolarmente congeniali. La vita di provincia emiliana degli anni '30, in pieno ventennio fascista, si mescola mirabilmente agli acuti sull'antropologia, al jazz e alle consuetudini di una società che appare ormai lontanissima e arcaica. Ed è proprio sotto il profilo della drammaturgia antropologica e semidocumentaristica che il film tratto da un'idea di Ines Vigetti e Marco Bernardini e scritto da Pupi e Antonio Avati offre la cifra migliore, pur ripetendo stilemi e ambientazioni incredibilmente vicini a tanti altri film del regista bolognese. La fotografia è del regista Cesare Bastelli.

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