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Metropolis

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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La recensione su Metropolis

di champagne1
10 stelle

La vita di Freder, figlio del potente Dittatore della Città, viene sconvolta il giorno in cui - mentre come al solito si intrattiene in un  giardino lussuoso e sempreverde, attorniato da sensuali fanciulle - all'improvviso vi irrompe l'insegnante e profeta Maria, accompagnata dai figli degli operai, che lo invita a guardare i "suoi fratelli". Sottolineato da un significativo campo-controcampo a 180º, Freder rimane tanto colpito dalla visita della donna, che decide di visitare il sottosuolo e immediatamente si rende conto delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare gli operai.

 

                                                

Da quel momento comincia un viaggio iniziatico, una sorta di discesa agli inferi, che conduce Freder - col tramite dell'infatuazione per Maria -  alla presa di coscienza rispetto alle iniquità sociali presenti a Metropolis.

Lo stesso Dittatore, comprendendo che la situazione potrebbe preludere a possibili rivolte operaie, decide di prendere opportune contromisure, facendo costruire un robot che assuma le sembianze di Maria, in modo da sostituirla come profeta e guida degli operai e ne possa quindi controllare i malumori.

Alla fine gli operai si ribellano e alla guida della Maria-robot arrivano al simbolo della loro oppressione, "la macchina del cuore" (Herzmaschine), il generatore che alimenta la città, facendolo esplodere, non rendendosi conto che ciò provoca l'allagamento del sottosuolo e la distruzione delle loro case con la morte di quanti vi si trovavano all'interno.

In un finale convulso in cui la vera Maria riesce a liberarsi, Freder affronta l'inventore dei robot, facendolo precipitare da una torre gotica, e il Dittatore - tramite Freder - ricuce il rapporto con gli operai, si mettono le premesse per l'inizio di una nuova era di pace e armonia.

  

                                                   

Costruito come un'opera lirica in tre atti, il "Prologo", che dura per l'intera prima metà del film, un breve "Intermezzo" e un "Furioso", che segna le scene finali, Metropolis è il vertice della tecnica cinematografica tedesca del tempo (costò 5 milioni di marchi) e costruisce immagini dal forte impatto visivo che segnarono non solo i contemporanei ma tutto il cinema successivo.

Al centro dell'idea la presenza di questo universo unico:  Metropolis racchiude in sé tutto il mondo, assumendo il valore esemplare di città tecnologica in una organizzazione spaziale verticale che è anche organizzazione sociale e gerarchica.

Il regista ci pone di fronte ad uomini divenuti meccanici, i cui movimenti ipnoticamente ritmici ci costringono a pensare che siano macchine dall’aspetto di uomini. Gli operai-macchina producono energia, forse elettrica, per alimentare la città dei padroni e la loro città-dormitorio, non beni di consumo, merci, in una concezione simbolica e tecnologica più che economica della organizzazione sociale.

Ma, ancora più potente della descrizione dello sfruttamento degli operai, è quella della vicenda del medico-scienziato, che viola l’ordine naturale mettendosi in competizione con Dio, non limitandosi a costruire i robot, l’essere-macchina-Maria, ma facendola anche vivere e sovvertendo così le regole dell’esistente nel creare un monstrum tecnologico.

                                                

Apparentemente Metropolis è un ordine razionale e stabile; ma  sotto il velo dell’illusione compare la realtà vera, in cui l’ordine si rompe e si apre il conflitto. Ma ribellione degli operai, istigati dalla Maria-robot, è totale cedimento al caos e all’irrazionalità bestiale: in una rappresentazione della natura vera delle folle letta con gli occhi dell’élite al potere all'epoca (vedi le opere di LeBon).

                                               

 

Ma Lang era filo-nazista o filo-comunista? Nessuno dei due. La sua risposta alle iniquità sociale è quella del tradizionalismo cattolico avanzata dalla vera Maria e affermata da Freder, il mediatore: la mediazione del cuore, il vincolo che lega tutti, lavoratori e padroni, subalterni e signori in nome della collaborazione di classe e dell’armonia sociale, gerarchicamente intesa.

Dalla distruzione di Metropolis-Babilonia nasce una nuova comunità interclassista e, non a caso, la ricomposizione fra lavoratori e padroni avviene davanti alla cattedrale.

La sintesi dialettica, dunque, non è raggiunta negando le ragioni strutturali delle contraddizioni (come nella prospettiva marxiana), ma ricorrendo alla logica, tutta religiosa, della colpevolezza che individua il responsabile in una entità estranea alla compattezza della comunità (in questo caso il medico-scienziato): storicizzando, la stessa mediazione alla base dei governi e della democrazia della Repubblica di Weimar, in cui conversero le forze del Zentrum cattolico e della socialdemocrazia moderata.

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