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Nosferatu, il principe della notte

Regia di Werner Herzog vedi scheda film

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La recensione su Nosferatu, il principe della notte

di Lina
4 stelle

Remake del capolavoro muto "Nosferatu" del 1922 piuttosto fiacco, monotono, lento, assolutamente inconsistente e con una messa in scena fredda e statica.

 

La trama, nonostante sia molto fedele a quella del romanzo originale di Bram Stoker, è piatta, senza ritmo e non approfondisce più di tanto gli eventi, concentrandosi a mostrare soltanto uno degli aspetti della vita di un vampiro (che in fondo, altro non è che un freak): la solitudine.

Ci sarebbe tanto altro da illustrare, invece.

 

Herzog, però, sceglie di puntare tutto proprio sull’introspezione psicologica del mostro succhia-sangue sopravvissuto per secoli interi in maniera apatica. Un senso di solitudine ed emarginazione sociale lo accompagna e perseguita, è un diseredato che non trova pace, ma tutte le sue altre caratteristiche vengono appena abbozzate. Per esempio, non si capisce neppure come sia diventato un demone notturno quale è.

 

La sua figura lugubre, spettrale e solitaria, che si aggira nei dintorni del suo castello, è meticolosamente raccapricciante come dovrebbe essere, quindi tanto di cappello per questo. Incute soggezione, soprattutto nelle scene mute in cui fa da padrone un angosciante silenzio, ma tutti gli altri personaggi appaiono poco caratterizzati e insipidi. Non trasmettono nulla, non riescono a emozionare. Il pathos è assente. Neppure Klaus Kinski si distingue. Molto sottotono e anonimo.

 

La tensione psicologica, a un certo punto, si rivela più deprimente che efficace, la narrazione è alquanto soporifera e asettica, mentre la colonna sonora è invasiva e opprimente.

 

Apprezzabile solo l'atmosfera generale, genuinamente tetra, ricreata grazie a scenografie e ambientazioni che fanno accapponare la pelle, donando quel senso di trepidazione che un buon horror che si rispetti dovrebbe generare.

I trucchi sono orripilanti e ostentano forse un po' eccessivamente il pallore del vampiro, ma sono sempre migliori e più realistici di quelli in uso nei film di genere moderni.

 

Lo stile funereo qui riprodotto, frutto di un modo di fare cinema ormai estinto, diventa tuttavia avvilente ed esasperante in certi momenti. Le tonalità chiaro-scure onnipresenti rendono questa pellicola più d'impatto visivo che altro.

 

Il finale ambiguo e un po' inconcludente turba gli animi.

 

Un remake in definitiva ben fatto a livello tecnico ed estetico, ma senz'anima.

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