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Non toccare la donna bianca

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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La recensione su Non toccare la donna bianca

di millertropico
8 stelle

Una volta era  voce comune affermare che l'aspirazione più grande per ogni regista americano ancora in carriera, fosse quella - decisamente ambiziosa - di essere chiamato a girare l'ultimo di tutti i western. Non so se con il variare dei tempi la cosa sia ancora pertinente e attuale, ma la recupero per evidenziare il paradosso che alla fine è semmai stato invece un anacronistico e geniale regista italiano come Marco Ferreri a fare del suo meglio,(correva l'anno 1975) per girare certamente se non l'ultimo western  "possibile", per lo meno  l'utimo film (che chiude definitivamente col mito) sulla strage di George Armstrong Custer,(la cruenta battaglia di Little Big Horn). Ferreri, iconoclasta come al solito, si è divertito infatti ad ambietare in mezzo alle demolizioni dello storico quartiere delle Halles a Parigi, il famoso episodio celebrato e immortalato in moltissime pellicole zeppe di "devozione" pompata di becero eroismo (salvo rarissime eccezioni), buttando così allo sbaraglio, nel contesto di una metropoli capitalista in trasformazione come era il cuore pulsante della Ville Lumiere di quegli anni,, molti dei suoi attori "feticcio" "travestendoli" da soldati della cavalleria americana e da indiani. Il senso della metafora è chiaro ed evidente, così come risulta credibile il parallelo: gli indiani di oggi sono gli sfrattati dei quartieri urbani, ambita preda della speculazione edilizia, e a loro volta "terra di conquista" e di "colonializzazione". Le metafora però non toglie nulla alla felicità di una graffiante parodia fra le più intelligenti e cattive del regista, che Ferreri  utilizza  e mette in scena divertendosi come un matto (e si vede) a "dissacrare" ferocemente le cose  atteggiandosi  a regista di altri tempi (che fa finta di rispettare "a suo modo" molti degli abusati clichè  del genere)i e a giocare così con il cinema utilizzando la sua proverbiale "perfidia", senza nessuna paura "reverenziale" di rompere il giocattolo. Lo aiuta la sorniona collaborazione di un magnifico gruppo di celebrati nomi franco-italiani che strizzano l'occhio alla storia con altrettanta spavalda irruenza.

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