Regia di Frank Darabont vedi scheda film
Il film è tratto dal romanzo di Stephen King e si svolge nell'America rurale del 1935.
Racconta la storia di John Coffey, un gigantesco uomo di colore, ingiustamente condannato a morte
capace di fare miracoli.
L'autore usa un piccolo topolino come simbolo di libertà e per dire un concetto grande come
l'accusa contro la pena di morte.
Il regista dirige magistralmente gli attori, compreso i comprimari, e fa di Tom Hanks un personaggio
come Paul Edgecomb, un uomo buono ligio al dovere che fa tenerezza.
Buona anche l'interpretazione del gigante nero condannato di Micheal Clarke Duncan, che con questa prova ha avuto la prima nomination all'oscar e il consenso della critica e del pubblico USA.
Da segnalare l'impressionante scena della esecuzione di Eduard Delacroix (Micheal Jeter), che ha il
merito di essere una scena ben girata, che ti rabbrividisce per la tragicità dell’evento della sedia
elettrica.
Per Darabont però è un passo indietro confrontando il suo precedente film ("Le ali della libertà" tratto ancora da King, con unanimi consensi) perché questa pellicola è meno riuscita della precedente.
Non tutto funziona nella sceneggiatura, che è buona nella prima parte, ma nella seconda sembra
molto stiracchiata con molti tempi lunghi e si sviluppa andando avanti nella retorica sentimentale,
cadendo poi su un finale patetico. Poteva durare un ora di meno ed essere diluito meglio. Forse è stata anche eccessiva sia la candidatura alla sceneggiatura, sia per il miglior film dall'Academy.
Ma questo è anche colpa del soggetto di King che si è fatto prendere dai canoni dei racconti
strappalacrime che piacciono tanto agli Americani. Certamente da questi due ci si aspettava qualcosa in più e di diverso, non che cadessero nel sentimentalismo provinciale Usa.
In conclusione per me è un film medio che non mi ha convinto del tutto e che mi ha lasciato un po'
perplesso e deluso.
Il mio voto: 6.
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