Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
i film di Greenaway che ho visto fin'ora sono sempre improntati sull'antitesi tra la presenza di temi bassi (merda, sangue, trivialità e violenze varie) in un contesto di sfarzo opulente (puro cinema barocco).
In questo caso specifico il cast tecnico è spaventoso: Sacha Vierny alla fotografia - una teatralissima e sovraccarica unica scena ripartita in sotto stanze cromatiche all'interno delle quali il nostro scarrella che è un piacere -
, musiche "sacre" di Michael Nyman - il tema religioso, assieme a quello politico, fa spesso capolino, in modio ovviamente blasfemo e ribaltato -, costumi acrobatici di Jean Paul Gaultier
e via così.
Una goduria per gli occhi e la testa quindi, ma anche un disturbo costante che mette a disagio e non consente di godere mai appieno, ma sempre pagando un prezzo: in Greenaway tutto è gratuito perché nulla sia gratuito.
La scena finale (una volta tanto "positiva") è da applausi.
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