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Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante

Regia di Peter Greenaway vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante

di passo8mmridotto
8 stelle

Una storia grottesca di sesso, violenza e cannibalismo, per palati forti e raffinati.

Londra. All'interno di un elegante ristorante gestito dall'esperto cuoco francese Richard (Richard Bohringer), si consuma l'adulterio ai danni del proprietario del locale, Albert (Michael  Gambon) un mafioso volgare e violento.

La moglie Georgina (Helen Mirren) lo tradisce con un cliente abituale, Michael (Alan Howard), bibliotecario educato e timido.

Albert reagisce uccidendo il rivale in modo atroce.

Georgina, per vendicarsi convince non senza fatica il cuoco Richard a cucinare l'amante e servirlo per cena al marito, alla presenza di quanti hanno subito soprusi dall'assassino.

Albert viene costretto da Georgina con una pistola puntata addosso ad assaggiare la carne del suo amato Michael, per passare poi al tragico epilogo.

Tutto questo avviene all'interno del ristorante, e dà al film quel carattere "teatrale" voluto dall'eccentrico regista Greenaway, un dramma, una tragedia che ripropone in termini ossessivi l'amore impossibile, il complotto di una donna, il ruolo del cibo, la decadenza della società.

Il risultato della ricerca del regista, poichè si tratta realmente di un esperimento tutto sommato ben riuscito, può affascinare o esasperare, a seconda dei gusti. La crudezza delle immagini e dei dialoghi di buona parte del film, i colori dell'arcobaleno usati per delimitare ambienti e situazioni, disegnano scenari operistici con evidenti riferimenti al passato di pittore di Greenaway. Nella sala da pranzo del ristorante è presente una tela di Frans Hals, "Il banchetto degli ufficiali del Corpo degli Arcieri di San Giorgio", che stride volutamente con la frequentazione del locale da parte dei commensali della cosca di Albert, lì riunita per preparare le loro imprese delittuose, confusi tra gli amanti e chi invece vi si reca soltanto per mangiare bene. 

Inevitabile il raffronto con i drammi degli inizi del '600 di Ben Jonson, Webster e Tourneur e testi quali "Peccato che sia una puttana", "La duchessa di Amalfi", "La tragedia del vendicatore", con la differenza che Greenaway ha voluto la violenza al centro della scena, cosi come nelle tragedie shakespeariane.

Avvalendosi della preziosa collaborazione del direttore della fotografia Sacha Vierny e dello scenografo Constance de Vos, Greenaway attribuisce i colori a seconda degli ambienti, con profondi ritorni emozionali.

Il parcheggio all'esterno è freddo e notturno, quindi predomina il blu.

Il ristorante teatro delle cruente e nefaste azioni della banda è rosso.

La cucina è verde, luogo sicuro dove i cibi vengono preparati per la cottura.

Il deposito dei libri è dipinto nei toni caldi del marrone e dell'arancione.

Nei bagni il bianco domina ovunque ed è nella toilette che si realizza la somma di tutte le azioni positive del film.

Come nei "Racconti di Canterbury", le quattro storie del cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante si intrecciano sempre più sino alla completa fusione.

Greenaway si conferma maestro eclettico e pieno di sorprese, e prosegue sulla sua strada ormai ben tracciata con i suoi precedenti "I misteri del giardino di Compton House" (1982), "Lo zoo di Venere" (1985), "Il ventre dell'architetto" (1986), "Giochi nell'acqua") (1988).

Strada tracciata coraggiosamente negli anni in cui il cinema occidentale era interamente rivolto al realismo, e ancor più quello inglese dedicato alla commedia e ai film sociali. Proporre l'antropofagia e per di più in ristorante, associata a sesso e violenza poteva fare inorridire i benpensanti.

E invece il film ha avuto successo, merito del colto e raffinato regista inglese e di un gruppo di bravi attori tra i quali eccelle proprio il cuoco, nel quale si identifica Peter Greenaway. Come un regista, è lui che dirige la cucina, prepara i piatti migliori, e in questa storia asseconda gli amanti affinchè possano fare l'amore nel locale, e infine porta in tavola la pietanza più scelta e prelibata: la vendetta di

Georgina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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