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Una storia vera

Regia di David Lynch vedi scheda film

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La recensione su Una storia vera

di FilmTv Rivista
10 stelle

All’improvviso, dopo aver scavato nelle immagini di orrore che scorrono sotto la vita americana, David Lynch vola in superficie, a raccontare, per una volta, una storia “diritta”, “lineare”, “vera”. Non che le altre lo fossero meno; e non che questa non celi, sotto il desiderio di quiete e di riconciliazione con se stessi, i rimpianti, i terrori, le ingiustizie di intere vite. Ma il vecchio Alvin Straight ormai ne ha viste troppe, negli anni trascorsi sulla strada e in quelli passati sul prato di casa e nel drugstore dietro l’angolo, per non aver raggiunto la misura di quel pochissimo che veramente vale, per non avere il coraggio di compiere un gesto che lo riporti a “casa”. «Qual è la cosa peggiore della vecchiaia?», gli chiede uno dei rari giovani che incontra sul suo cammino. «È il ricordo di quando eri giovane», risponde Alvin, che ha nel cuore l’immagine di se stesso e il fratello, seduti insieme a guardare le stelle. Prende il tagliaerba e parte, attraversa a passo di lumaca strade, campi di mais, cieli, il Mississippi. Incontra gente che gli racconta i propri incubi personali, incubi di tutti i giorni, quelli che pesano e sempre ritornano un attimo prima di deviare sulle strade perdute. C’è, eccome, l’orrore, in “Una storia vera”; ma c’è anche la saggezza che, più o meno, ci fa tirare avanti e invecchiare; c’è la tristezza lancinante sul volto di Sissy Spacek che guarda fuori dalla finestra e rivede sempre un bambino sul prato; c’è la fatica silenziosa di andare d’accordo con il passato. È bellissimo. Elementare (nel senso più alto del termine). È John Ford che torna sulla strada, si immerge in un paesaggio sempre uguale, cerca la gente comune, davanti a un bicchiere di birra i ricordi strazianti degli uomini uccisi in guerra decenni prima, davanti a un fuoco acceso all’aperto la voglia di aiutare una ragazza dispersa. È Ma’ Joad (“Furore - The Grapes of Wrath”) con la sua ostinazione a tenere insieme la famiglia. Anche se, poi, qualcuno se ne va sempre solo sulle strade d’America.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 8 del 2000

Autore: Emanuela Martini

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