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eXistenZ

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su eXistenZ

di giuliobonfante
9 stelle

Ha avuto la sfortuna bestiale di uscire al cinema tre settimane dopo uno dei capolavori della storia della fantascienza, tra l'altro vicino a lui nelle tematiche. Di fatto è stato travolto e schiacciato dal successo del primo dei Matrix, e ha guadagnato tre milioni scarsi rivelandosi un flop da più di dieci milioni.  La differenza di guadagno al box office, tra  Matrix ed eXistenZ, per dare un'idea, è di una quattrocentosessantina di milioni di dollari; ma tra i due, ovviamente, non c'è una discrepanza qualitativa di 460 milioni, e neanche la discrepanza di spettacolo, pur maggiore, non vale tanto. 

Cronenberg si era inventato un Inception (con tanto di finale sospeso) molto più interessante e di carattere una decina di anni prima di Nolan (tra l'altro con un budget di una centoquarantina di milioni di dollari in meno), e il suo film è sincero abbastanza da ammettere, a differenza di Inception, di essere un videogioco. Ci sono tanti elementi del "vecchio" Cronenberg, e tante "ultime volte". Si ritrova uno dei temi cronenberghiani per eccellenza: l'interazione tra uomo e tecnologia, e anche (per l'ultima volta), i tipici, rivoltanti e carnali effetti speciali della prima metà della carriera del regista. Ma il fulcro del soggetto (ed è l'ultima volta che Cronenberg concepisce e scrive il proprio film) è un altro: si gioca, come in Matrix e in Inception, a confondere realtà e finzione in un mondo fantascientifico che rimanda al nostro (quello vero?) al tramonto del XX secolo, che (e Cronenberg lo aveva già capito) stava cominciando a crearsi un pericolosissimo doppio nella sfera virtuale di internet e dei videogiochi.

Si prende ispirazione dal mito platonico della caverna, e Cronenberg, pur non puntandoci quanto i  fratelli Wachowski, ha la lucidità di correggere Platone annullando le sicurezze del protagonista del suo mito. Innesta un'idea, un dubbio (non era mia intenzione evocare Inception) nella mente dello spettatore: ma alla fine, la realtà, qual è? O ancora: ma alla fine, la realtà, c'è? Perché la realtà che viene fatta credere tale viene negata, e con quella tutte le sicurezze dello spettatore, che pur, dopo più di un'ora di gioco, di sicurezze non ne aveva moltissime.

Regia perfetta; stupende invenzioni visive e inaspettati momenti di umorismo. Gran pezzo di bravura di William Dafoe.

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