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La donna è una cosa meravigliosa

Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La donna è una cosa meravigliosa

di ethan
6 stelle

Strambo film ad episodi diretto da Mauro Bolognini, mancante, nella copia da me vista, di quello animato del giapponese Shuntaro Tanikawa, mentre Pino Zac dirige la sequenza animata sui titoli di testa.

Il cuore del film sono comunque i due episodi di Bolognini, molto diseguali tra loro, con il primo, 'La balena bianca', molto riuscito, e, al contrario, il secondo, 'Una donna dolce, dolce', con più ombre che luci.

Ne 'La balena bianca' due nani, un uomo e una donna, amanti, sono in combutta tra loro per eliminare il terzo incomodo, ovvero la Donna Cannone, moglie di lui e grande attrazione del circo con i suoi 160 kg di peso. L'ometto le tenterà tutte - non dà da mangiare all'orso per giorni per farla sbranare ma finirà strangolato l'animale stesso dall'energumena, il veleno per topi al massimo la fa correre in bagno ed infine prova a spingerla nel vuoto in un numero senza rete di protezione ma la donna rimbalza e attutisce la caduta con la sua mole - ma non ci sarà verso di toglierla di mezzo.

In questo episodio Bolognini evoca Fellini e il suo amato circo, ma qui i protagonisti circensi non sono ammantati della tipica malinconia felliniana, ma ricordano più i nani vendicativi di 'Freaks' di Tod Browning, anche se in chiave grottesco-umoristica, che l'autore qui dimostra già di padroneggiare con disinvoltura e svilupperà ancor meglio in 'Gran bollito'. Perfetti gli sconosciuti attori.

Ne 'Una donna dolce, dolce', Rossella (Sandra Milo, qui insopportabile come nelle sue apparizioni televisive) vede nel marito (Vittorio Caprioli, al contrario, molto bravo in un ruolo scomodo con cui rischiava il ridicolo involontario, da lui evitato), un ingegnere capace nel suo lavoro, il bambino che lo stesso non ha saputo darle e, dopo incidenti vari, lo 'trasforma' e l'uomo regredisce allo stadio infantile, con tragiche conseguenze.

Tale episodio è forse addirittura in anticipo sui tempi, ma sconta una protagonista femminile che l'autore, nonostante la sua nota bravura nel dirigere gli attori, non  riesce a far rientrare in canoni di 'decenza recitativa', mancando il bersaglio che intendeva colpire, ossia la palese misoginia del soggetto, elemento presente tanto nel primo episodio quanto nella sua filmografia in generale.

La fotografia è accuratissima, affidata a Gianni Di Venanzo nel primo capitolo - che privilegia i contrasti chiaro-scurali, da cinema noir - e a Otello Martelli nel secondo - dai toni biancastri -  operatori che avevano lavorato nei due capolavori felliniani 'Otto 1/2' e 'La dolce vita'.

Voto: 6.

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