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Il corridoio della paura

Regia di Samuel Fuller vedi scheda film

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giansnow89

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il corridoio della paura

di giansnow89
10 stelle

Pietra miliare.

Il confine tra normalità e anormalità mai come in questo film appare inesistente, o perlomeno invisibile, o inconoscibile. Del resto cosa sono la normalità e il suo contrario, se non concetti inventati dall'uomo? Classificazioni che tranquillizzano chi è dalla parte dei normali - la schiera dei giusti, dei buoni, delle persone perbene - e che lanciano invece uno stigma infamante, impongono una ghettizzazione a chi è additato come anormale. Johnny Barrett è un giornalista che si infiltra tra i ricoverati di un ospedale psichiatrico per indagare sull'omicidio di un paziente e raccogliere le testimonianze dei tre malati di mente che hanno assistito al misfatto. Barrett ha un buon lavoro, una bella donna, un'ottima condizione sociale: e quindi già l'abbandono di tutti questi agi certi per l'incerto di un Pulitzer che l'uomo disperatamente agogna, appare come un minimo indizio di pazzia. Il film ci dice che ogni persona normale potrebbe diventare anormale e che ogni azione, per quanto meritoria, per quanto socialmente considerata accettabile, contiene in potenza la sua controparte opposta. Il film è ovviamente quasi grottesco per come ingigantisce questo aspetto. Per esempio, uno dei famosi testimoni del delitto è un grande fisico dei tempi della guerra fredda, premio Nobel: è stato internato perché mentalmente è regredito a un'età infantile. Chi ci assicura a priori che la stranezza per quel fisico sia la sua condizione attuale, e non quella precedente? Etichette, ruoli, catalogazioni di comodo: è normale ciò che è percepito nel sentire comune, non ciò che è effettivamente normale (se esiste qualcosa di definibile come normale). E qui parte l'attacco sociale di Fuller. Più che essere una critica al sistema dei manicomi nella loro metodologia pratica (tipo Qualcuno volò sul nido del cuculo), la critica è rivolta al senso stesso dell'esistenza dell'ospedale psichiatrico. Il Sistema prima crea dei mostri con le sue guerre, i suoi razzismi, le sue nevrosi, poi li rinchiude per scrupoli di coscienza. Il fisico ha ottenuto i suoi successi costruendo bombe, potenziando la macchina bellica: ma cosa c'è di moralmente accettabile, di normale in tutto ciò? Il ritorno alla genuinità infantile, che è pazzia per il Sistema, è una risposta comprensibile a quegli orrori. Il Sistema acconsente tacitamente all'esistenza di ideologie razziste, finanche nelle università, che della conoscenza e dell'apertura mentale dovrebbero essere templi inviolabili: poi però rinchiude un ragazzo nero che di quelle ideologie è diventato talmente vittima da arrivare a farle proprie. Il Sistema ti obbliga a interpretare un ruolo, a non essere te stesso, a essere imbevuto di ideologie degradate, a essere testimone e protagonista di aberrazioni; ma se ti ribelli, o sei troppo debole per opporre resistenza, ti punisce. 

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