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La ballata di Stroszek

Regia di Werner Herzog vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La ballata di Stroszek

di OGM
10 stelle

Un robusto film d’autore con un finale da cinque stelle. Quello di Stroszek è il percorso che, anziché giungere a compimento, finisce per prendere la tangente, imboccando una traiettoria che fugge dalla realtà per puntare dritta verso il nulla. Il suo sviluppo è paragonabile a quello di un cortocircuito, che è il circolo vizioso in cui la corrente impazza pur non andando da nessuna parte: il suo vortice di energia si avvita su stesso mentre infuria la sua forza trascinante, che tutto travolge e scombina.

Per l’uomo reduce dall’ospedale psichiatrico e dal carcere, il ritorno alla normalità assume le proporzioni che, per tutti gli altri, corrispondono ai grandi sogni e ai più importanti progetti di vita. Per questo motivo, l’operazione di rientrare nei ranghi può prevedere, nel suo caso, qualche colpo di testa, qualche scommessa azzardata, qualche concessione al gusto dell’avventura e alla mania di grandezza. Scegliere come donna una prostituta incontrata per caso, e come dimora un paese lontano e sconosciuto fa parte di questo gioco inebriante, che ha su Stroszek – abituato a bere e a suonare per strada - lo stesso effetto della birra e della musica. Troppo tardi si accorgerà che la fantasticheria, quando viene tradotta in fatti concreti, perde la leggerezza dell’immaginazione, e  si imparenta col denaro, diventano materia e merce. Questa scoperta coincide, nella sua storia personale, con la perdita dell’innocenza: la visione del mondo vagheggiata dall’esterno, mentre si sta dietro le sbarre, è plasmata nella poesia, che ha i toni caldi e accesi della libertà, della salute, dell’amore. Ciò che tanto si desidera non può essere cattivo, e per questo, una volta che si è tornati all’aria aperta, è facile lasciarsi convincere ad osare di più, accelerando il ritmo nella corsa verso la felicità. Stroszek è un animo semplice, che si accontenta di poco, però, in fondo, crede che il bene possa trasformarsi solo nel meglio: la sua ingenuità di redivivo lo rende, allo stesso tempo, una creatura estremamente fragile ed una forte incarnazione della speranza, come un nato prematuro, che, mentre freme per la debolezza, dimostra di essere tenacemente attaccato alla vita. Quando quest’ultima, crudelmente, lo tradisce, a Stroszek non resta che vendicarsi facendole perdere ogni senso.  Il suo gesto d’addio ricorda, metaforicamente, quello descritto da un personaggio di Segni di vita: uno scherzo da piccoli vandali, che consiste nel congiungere la testa e la coda di una fila di processionarie, costringendo i poveri animaletti a compiere un infinito ed estenuante girotondo. L’eterno loop è la fine più beffarda, che uccide il significato riproponendolo, sempre uguale, fino alla nausea,  in una ripetizione che, negando l’evoluzione, afferma la presenza di una sterilità contro la quale ogni affanno è vano.  

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