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Il cappotto

Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il cappotto

di champagne1
7 stelle

Il noto racconto di Gogol viene trasposto da Lattuada a Pavia, negli anni del Fascismo. L'umile impiegato comunale Carmine De Carmine, gran lavoratore ma persona molto ingenua, è incaricato di stendere il verbale di una riunione a cui avevano partecipato il Segretario Generale e il Podestà, ma inesperto in quel campo e poco affine al linguaggio della politica, scrive un documento che scontenta tutti e diventa quasi offensivo.

Persona che conduce una vita assai modesta, uno dei suoi crucci è di avere come cappotto un pastrano sdrucito in più parti che a suo vedere non lo agevola nelle relazioni sociali; ma il suo magro stipendio non gli permette di comprare il cappotto nuovo che desidera ardentemente. Finchè un giorno una  bella ed elegante signora gli dona una discreta somma, scambiandolo per un mendicante. Può usare quel denaro finalmente per l'acconto da dare al sarto per un nuovo cappotto. Quando questo sarà pronto, Carmine si sente guardato e trattato in modo diverso e può permettersi proprio la notte di S. Silvestro di recarsi al ricevimento organizzato dal Segretario generale, ballare la stessa bellissima donna che gli aveva regalato del denaro (in realtà l'amante del Podestà) e fare come brindisi l'apologia di tanti poveracci che ogni giorno gli chiedono di  trasmettere alle Autorità una loro supplica.

Quella stessa notte, uscendo dal ricevimento, Carmine viene derubato del cappotto. Ne risulta talmente ferito, anche perchè nè la polizia nè il Podestà sembrano volerlo aiutare a ritrovarlo, che alla fine si ammala e muore.

Ma proprio in quel momento inizia la sua vendetta. Da morto il suo fantasma reclamerà giustizia e getterà scompiglio anche nelle persone che lo avevano conosciuto.

 

 

Il film ricevette una buona accoglienza nazionale internazionale. Per Lattuada, prima che iniziasse la fase della esplorazione del corpo e della sessualità femminile che lo avrebbe accompagnato in quasi tutta la sua filmografia dalla pellicola seguente (La Lupa) in poi, questo era l'addio alle tematiche del Neorealismo. Scegliendo Gogol, il regista faceva inoltre una scelta complessa, visto che i toni grotteschi conferiti dall'autore Russo sono visibili solo nell'ultima parte del film e questo cambio di registro non è forse dosato al meglio. E' ben evidente la satira dell’enorme insensibilità della burocrazia e degli uomini che la interpretano; così come il distacco degli uomini di governo dalla gente comune: ma d'altra parte il periodo  storico dell'ambientazione era stato scelto apposta!

 

 

Rascel, capocomico di Rivista, viene scoperto nella sua capacità di dar vita aun personaggio tragico, per il quale addirittura contese a Marlon Bando il premio per il miglior attore al Festival di Cannes (ma vinse Brando per il suo Viva Zapata).

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